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Com'è bello far l'amore

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Com'è bello far l'amore

di M Valdemar
1 stelle

L'insopportabile, martellante pubblicità di questo film che si vede/sente ovunque, con quell’insopportabile voce della Carrà che “intona” i versi dell’insopportabile canzone che gli dà il titolo già mi rendevano insopportabile il nuovo lavoro di Brizzi.

Siccome di tanto in tanto è piacevole e "istruttivo" farsi del male, sono andato a vederlo.

Giudizio? che domanda: insopportabile!

Brizzi si crede un genio che ha delle idee formidabili; la realtà è che la sua boria è direttamente proporzionale all’impressionante pochezza ch’egli “riesce” a far scorrere sullo schermo. Il suo film è una delle robe più obbrobriose che si siano mai viste. Uno spettacolo scarsissimo, desolante e squallido, già dai primissimi minuti, con un insulso e avvilente “omaggio” alla storia del cinema che vede i fratelli Lumière impegnati a riprendere una fanciulla che si fa il bagno. In confronto un qualsiasi pecoreccio degli anni settanta/ottanta è quasi Arte. Per dire.

Naturalmente serve tutto da pretesto a quello che è il “tema” dominante della pellicola, e cioè il sesso. Peccato che sia trattato come lo farebbe un dodicenne foruncoloso e poco sveglio alle prese con le prime esperienze autoerotiche.

Brizzi, ma quanti anni c’hai?

Ma non è ancora finita: il “regista”/”sceneggiatore”, per giustificarsi e fare dell’ironia (secondo lui, ahinoi!) su certi cosiddetti “autori”, fa pronunciare a Timi un’insignificante e puerile battuta su Bellocchio e Von Trier che, nella deviata ottica brizziana, data la noiosità delle loro opere, favorirebbero gli accoppiamenti in sala.

Complimenti per l'originalità.

Sto ridendo ancora adesso.

Non per la “battuta“, Brizzi, sveglia!!

Almeno quelli, che possono piacere o no, essere adorati o detestati, realizzare opere riuscite e altre no, fanno (o cercano di fare) Cinema. Questo sconosciuto.

In tutto ciò, il baldo Timi (prestazione da buttare nel primo cassonetto dell’immondizia e dargli fuoco, cosicché i fumi tossici “sanino” l’aria fetida e infetta innalzata da cotanta scempiaggine) che ammicca continuamente e parla allo spettatore, no, non si può vedere, trascende i limiti della decenza e della deficienza.

Quello che segue è quanto di più stupido si possa immaginare. Visto il trailer s’è capito tutto. Ogni cosa. L’immaginazione è proprio la cosa che è mancata principalmente: scene e gag così straviste e banali che fanno cascare non solo le braccia ma anche le rotule, le palle degli occhi e tutte le unghie di mani e piedi. Raccapricciante.

Appare tutto così falso (la messa in scena è a dir poco amatoriale) che quasi quasi s’è portati a pensare che Brizzi sia veramente un genio, che ci vuole male e che stia cercando così di accelerare il processo di autodistruzione dell’umanità.

Altro che Melancholia.

Un “film” del genere, che alla fine non è altro che un collage ruminato di inconsistenti e logorissimi sketch (talmente finti che il termine stesso perde di significato), al massimo starebbe bene in televisione, dove farebbe la sua porca figura in mezzo a tanto schifidume. Infatti, a un certo punto ci sono la Gerini e De Luigi a letto e parte la celeberrima sigla di Casa Vianello. Oltraggio. Lì, tra le altre cose, c’era piena consapevolezza di ciò che si faceva.

Vaglielo a spiegare al genio.

La “trama” è così ridicola e infantile che non ci si crede. Se questa è la nuova generazione di fenomeni, stiamo a posto.

Sottoterra.

Il finale è la “degna” chiusura di quanto visto prima: in quella che dovrebbe essere la riproduzione di un “originalissimo” gioco erotico, c’è De Luigi in versione idraulico che bussa alla porta della casaling(u)a Gerini. Sembra una puntata di Medioman.

Che era molto ma molto meglio.

Fate voi i vostri conti.

 

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