Espandi menu
cerca
Diaz

Regia di Daniele Vicari vedi scheda film

Recensioni

L'autore

chinaski

chinaski

Iscritto dal 24 agosto 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 18
  • Post 51
  • Recensioni 627
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Diaz

di chinaski
7 stelle

Le violenze della polizia italiana nei confronti dei manifestanti del G8 di Genova del 2001 erano già state mostrate in tutta la loro crudeltà dai centinaia di spezzoni video amatoriali di chi, camera o cellulare in mano, aveva ripreso, lungo le strade, la brutalità dei poliziotti nostrani. Daniele Vicari ricostruisce una delle parti più importanti e violente di quei giorni (di cui non si aveva nessuna documentazione filmata) trasformando in immagini gli atti processuali e le testimonianze di chi, sfortunatamente, si era ritrovato a dormire nella Diaz.

Si parte dal giorno dopo l’uccisione di Carlo Giuliani, Vicari suggerisce che i Black Bloc abbiano abbandonato la scuola quello stesso giorno prima dell’irruzione della polizia, poi è un montare adrenalinico di violenza. Liberatoria e sadica per i poliziotti, che scaricano su chi trovano all’interno della scuola la frustrazione e la rabbia dei giorni precedenti. Anche all’interno della caserma di Bolzaneto sembra di assistere ai giochi di sadici torturatori (le botte, le umiliazioni fisiche e verbali, la sottomissione psicologica) nei confronti di vittime tutt’altro che consenzienti, che si ritrovano a sperimentare sul corpo e nell’anima cosa significhi la perdita della libertà e della dignità umana.

La messinscena di Vicari è immersiva ed empatica, le botte dei poliziotti fanno male anche a chi guarda, completamente all’interno degli eventi, senza nessuna possibilità di rielaborarli in maniera diversa (si pensi ai giochi tra vittima e carnefice ne La morte e la fanciulla di Polanski) forse per la necessaria urgenza di completare il quadro apocalittico di quei giorni, per mostrare a chi se lo fosse dimenticato cosa è successo dentro quella scuola. La finalità documentaria (alcuni in­serti del film sono immagini reali) della pellicola di Vicari (fotografia sgranata e forti chiaroscuri) si accosta ad una struttura narrativa che frammenta la linearità del racconto, moltiplicando i punti di vista (tra i più importanti: un paio di black block, un giornalista, un anziano sindacalista, un comandante della polizia) per poi farli convergere all’interno della scuola, le sequenze dell’irruzione lasciano senza respiro, macchina a mano e totale coinvolgimento emotivo.

Il risultato è l’indignazione, la rabbia repressa e un astio ancora più forte nei confronti delle divise, Diaz non è solo un atto di accusa ma anche una testimonianza feroce in cui il cinema si piega ai bisogni di una (im)possibile giustizia (nessuno dei poliziotti indagati o accusati è stato sospeso dal servizio); se nessuno dovrà pagare per quanto ha fatto che almeno negli occhi delle persone quel sangue rimanga indelebile.

E c’è un ultimo e meraviglioso sguardo, tra una figlia e una madre, uno sguardo che abbatte e perfora le sbarre del cancello di una prigione. Uno sguardo che racchiude ancora dignità e umanità. Lo sguardo di chi, una volta toccato il fondo, non ha lasciato che la sua purezza andasse perduta.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati