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Il rosso e il blu

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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La recensione su Il rosso e il blu

di maurizio73
5 stelle

In un liceo della capitale si incrociano le esperienze professionali e umane dell'anziano e disilluso insegnante d'arte Fiorito e del giovane ed idealista supplente di lettere Prezioso, alle prese con i doveri di una difficile pratica magistrale e gli slanci generosi del cuore, sullo sfondo di una generazione di studenti sempre più svogliata e superficiale e le lacune di una istituzione scolastica bistrattata e negletta che la scrupolosa preside Giuliana cerca di amministrare con ordine e disciplina. Nella quoditiana frequentazione di un mondo giovanile che si divide tra spensieratezze e problemi familiari, innamoramenti e bravate, abbandoni e scoperte,  il passaggio di testimone dal professore anziano a quello più giovane segnerà l'inizio e la fine di un anno scolastico che si aggiungerà alla memoria di rituali destinati a ripetersi e ad innumerevoli stagioni sempre uguali a se stesse.

 

 

Parlare con sufficienza o condiscendenza di questa prova non certo esente da difetti ed ingenuità del bravo Piccioni ('Luce dei miei occhi' - 2001 e 'La vita che vorrei' 2004) è certo un compito difficile per chi ne ammira la non comune sensibilità umana e le straordinarie capacità autoriali, le stesse che hanno consentito al suo cinema di ridare lustro ed onore ad una produzione nazionale fatta di prodotti omologati alla mediocrità concettuale e formale delle dozzinali fiction simil televisive. Le stesse critiche potrebbero essere facilmente rivolte a questo concentrato di buoni propositi e luoghi comuni sullo stato dell'arte di un mondo scolastico nostrano che sfugge tanto alla feroce ironia della ormai lontana satira lucchettiana ('La Scuola' - 1995) quanto alla più recente quanto  stringente dialettica dell'integrazione socio-politica nelle banlieue parigine di Laurent Cantet ('La classe - Entre les murs' 2008), per attestarsi sul versante di una rassicurante e modesta versione, riveduta e corretta, del 'Libro Cuore' dove la retorica delle dinamiche educative si confronta con i pretestuosi riferimenti ad un'attualità politica e sociale edulcorata e posticcia (la Buy che posiziona la carta igienica ad inizio giornata, il vetusto professore che sogna irridenti ex alunni ormai trasformatisi in professionisti della mazzetta facile, il giovane e precario supplente trattato come un pezzente dal padre coatto e arricchito di un suo mediocre alunno). A questo si aggiungono i non tanto velati riferimenti ad una difficile integrazione scolastica fatta di abbandoni facili (l'allieva esuberante e svogliata) e difficili conferme (il rumeno studioso e diligente), piuttosto che alle carenze di un sistema assistenziale che sembra emarginare i soggetti più fragili e indifesi (il giovane appassionato di Manga abbandonato dalla madre) cui solo la buona volontà dei singoli può sopperire (una preside anaffettiva nel difficile ruolo di madre putativa: particolarmente congeniale alla Buy di 'Fuori dal mondo' e 'Lo spazio bianco').

 

 

 

 

Insomma per Piccioni una sorta di compitino sull'attualità da segnare immancabilmente in rosso, tranne per quelle parti in cui la recitazione di interpreti di valore (La solita bravissa Buy e lo straordinario Herlitzka nel ruolo di un Renato Caccioppoli della storia dell'arte senza il genio per il suicidio a buon fine) e la delicatezza di alcuni momenti di passaggio (Herlitzka che recita Carducci, che descrive la propria solitudine, che rimpiange l'oblio del tempo e della memoria) o la prefigurazione di una insensibile transizione generazionale destinata a lasciare spogli e nudi i banchi di una scuola abbandonata a se stessa nella bonaccia della canicola estiva.

 

 

 

Premio Vittorio Gassman per il miglior attore protagonista a Roberto Herlitzka al Bari International Film Festival.

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