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Il rosso e il blu

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il rosso e il blu

di alan smithee
6 stelle

Il rosso e il blu sono prima di tutto i colori che contrassegnano la necessità di "correggere" cio' che, in generale, un alunno ancora non e' in grado di fare in modo corretto o conforme alle regole. Ma, come ammette e comunica la sconsolata e piu' che mai insicura preside Margherita Buy al volenteroso supplente Riccardo Scamarcio "noi dobbiamo essere in grado di sapere dove finisce il confine oltre il quale non possiamo piu' intrometterci nelle vite di questi ragazzi: abbiamo gia' tanti problemi cosi' e non possiamo farci carico di tutto quello che sta la' fuori". Ma intanto nella palestra la preside scopre che un alunno con gravi problemi familiari e' stato abbandonato dalla madre e dorme di nascosto tra i materassi e l'attrezzatura ginnica, procurandosi tra l'altro seri problemi ai bronchi. Col distacco e l'apparente freddezza che la contraddistinguino, la donna lo porta in ospedale ed avvisa  i centri sociali perche' possano assistere il minore. Ma intanto pian piano nella donna scatta intenso e prepotente quel sentimento materno sempre rifuggito e pian piano moderatamente apprezzato che le faranno cambiare opinione su una scelta di vita singolare e coraggiosa, fino a quel momento tenacemente difesa. Intanto un anziano e ormai cinico professore di arte, isolato e sprezzante con alunni e colleghi, si trova per la prima volta a stabilire un contatto col volonteroso supplente di italiano, categoria che in generale egli abborrisce perche' "arrivano  motivati e sicuri di cambiare il mondo e invece procurano danni incalcolabili a questa massa di ignoranti senza speranza" (questo piu' o meno il succo del discorso). Queste le due vicende piu' interessanti ed intense, a cui si alternano, non sempre felicemente, altre storie riguardanti, tra l'altro, un alunno romeno diligente ma soggiogato da una coetanea teppista e problematica, una giovane afflitta da gravi problemi di famiglia e sfiduciata riguardo ad una possibilita' di riscatto tramite la scuola e lo studio.
Piccioni prosegue con una certa consueta abilita' registica, con brio e leggerezza dei suoi esordi (ma anche con una innegabile limitatezza di soluzioni e prevedibilita' di sceneggiatura), nell'analisi delle sensibilita' umane e nella rappresentazione della difficolta' ormai dilagante di instaurare rapporti sinceri tra esseri soli o isolati, vinti dalle insicurezze e dalla diffidenza che un istinto di conservazione troppo sviluppato, specie negli adulti piu' segnati dalle difficolta' della vita, oppone  alla naturale propensione (tipicamente giovanile) di condividere emozioni e sensazioni positive.
Margherita Buy, comicamente goffa e apparentemente rigida preside che ritrova il suo lato umano celato per anni in una frigida compostezza e si prepara con un certo successo al disgelo dei sentimenti grazie ad un alunno problematico ma dalla sconcertante spontaneita'; un grandissimo Roberto Herlitzka ("il padre di Ciacca? .... si emoziona ed emoziona e diverte noi spettatori l' estatico il cinico docente in occasione di un incontro con i genitori degli alunni), vecchio prof votato alla solitudine e al suicidio per scoramento e arrendevolezza, ma impossibilitato a concretizzare il suo proposito perche' comicamente e provvidenzialmente sotto la sua finestra, da un giorno all'altro, alcuni operai cominciano a costruire un'aiuola (speranza e metafora di una vita costretta da spazi limitati, castranti, ma pur sempre vita): questi due sono, a mio giudizio, i punti forti di un'opera leggera che non riesce sempre a tenere il ritmo pregevole che caratterizza invece questi due interessanti episodi, in cui il mestiere e l'abilita' recitativa dei due grandi attori riescono a far spiccare all'opera voli brevi ma emozionanti e a divenire il valore aggiunto necessario di un film altrimenti un po' debole e non certo nuovo per tematiche e situazioni trattate.

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