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Albert Nobbs

Regia di Rodrigo Garcia vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Albert Nobbs

di arkin
8 stelle

Un film che parla di vite distrutte e perdute, o come dice il dottore che "scopre" Albert alla fine del film "such miserable lives", il film di Rodrigo Garcia, evidentemente tratto da un pezzo teatrale, descrive le vite parallele di alcuni personaggi che la vita ha spezzato, o che è sul punto di spezzare; i deboli. Perché non è solo il delicato e sofferente Albert, interpretato da una grandissima Close, ad aver deciso di condurre un'esistenza nell'ombra, scandita dalla sicurezza della menzogna e dell'anonimato: con lei ci sono il dottore interpretato da Gleeson(che vive una relazione clandestina), l'imbianchino Huber, che probabilmente ha deciso di "tramutarsi" da donna in uomo per la sua natura(diventa poco alla volta palese, il fatto che sia lesbica); e anche la relazione tra la cameriera Helen e il tormentato Joe rischia di condurre i due giovani nel baratro di una vita in discesa: per lei il marchio dell'infamia, come per lui il fantasma di un genitore abusivo, a cui una non-voluta paternità potrebbe avvicinarlo, incatenandolo in una vita che non desidera, e che lo porterebbe(probabilmente) a perpetrare il ciclo della violenza.
In questo "Albert Nobbs" ,alla fine, non è la meraviglia che si prova davanti alla stranezza di una "donna nei panni di uomo" a colpire davvero, quanto l'amarezza insita nei suoi personaggi, tutti gravati dal peso di un passato o di una condizione con la quale non riescono a conciliarsi, e soprattutto a trovare concilio col mondo, e la società che li circonda: anime spaventate, nascoste, ferite, che si feriscono a vicenda, che per un attimo si trovano per poi perdersi di nuovo, che non hanno il coraggio di rompere davvero i legami col passato, o con le convenzioni sociali, che si ritrovano prigionieri delle proprie paure o passioni. Potrebbe non essere casuale, infine, che sia proprio Joe a provocare involontariamente la morte di Abert: parallela alla figura paterna che ha reso "bastarda" e abbandonata la Close, dando il via alla serie di eventi che l'hanno traumatizzata e "danneggiata" per sempre, sembra esserne simbolicamente anche la fine: Albert non supera il dolore, nè l'ossessione che lo/la perseguita da sempre; ed incapace di sconfiggere il proprio demone, ne viene ucciso/a. E con la sua morte, molte delle "maschere" che coprivano gli altri personaggi cadono, e molte vite cambiano: il dottore se ne va con la sua amante in piena luce del sole, Helen rompe il ciclo dell'abuso lasciando Joe(ma anche Joe lo rompe, lasciando lei ed andandosene lontano dalle proprie radici, per quanto non sappiamo con che esiti), e Huber- per quanto non esca allo scoperto- riesce a superare la perdita del suo amore, e a fornire speranza ad un bambino- Albert Joe, simbolica unione tra due figure segnate dalla violenza in modi diversi, di poter crescere in un "altro mondo", lontano dal degrado, dalla brutalità, dalla vergogna. 
Ottimi attori: Glenn Close è un sorprendente e commovente miscuglio di dolcezza, forza e fragilità, Janet McTeer/Huber convincente e decisa figura contrapposta alla prima, Gleeson e Rhys -Meyers due gradevoli apparizioni. Infine Aaron Johnson, forse il miglior attore ventenne di adesso, dimostra ancora una volta di saper passare con sconvolgente disinvoltura da un ruolo all'altro senza battere ciglio, e sempre in modo convincente.
Imperfetto, ma interessante.

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