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Albert Nobbs

Regia di Rodrigo Garcia vedi scheda film

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La recensione su Albert Nobbs

di leporello
8 stelle

Parliamoci chiaro: chi ha visto (o vedrà) Albert Nobbs in un cinema normale, non ha/avrà mai visto Albert Nobbs. Albert Nobbs è Glenn Close, e viceversa. E Albert Nobbs con la voce della prima-che-capita non è né Albert Nobbs, né tantomeno Glenn Close. E’ vergognoso che, almeno in circostanze particolari (come in questo che è un film “particolare”), distribuzione e sale non trovino il modo e/o il coraggio di  ridare all’attore/attrice quella caratteristica fondamentale di sé che è la sua VOCE, e cominciare a toglierci di dosso quell’onta tutta (e solo) italiana del doppiaggio.
Ma per chi ha visto davvero Albert Nobbs, questo film è destinato a restare a lungo nel suo cassetto dei ricordi. E’ un film semplice, intendiamoci, piccolo se vogliamo, non è né un filmone epocale, né un kolossal di intenti e di significati. Solo che c’è dentro un piccolo cameriere finto uomo, che si muove come avesse la scopa infilata nel sedere (ha ragione Marlucche, salvo, immagino, non aver capito che Albert Nobbs ha/deve/vuole  avere quella scopa infilata) che riempie il cuore come di rado si vede accadere, e una vera donna, attrice sublime, che realizza e interpreta un personaggio un po’ favola e un po’ tragedia, in un dramma inscatolato dentro una commedia, a buon gioco del gioco delle parti……
Close/Nobbs è una gioia per gli occhi, una festa per chi ama l’arte del recitare: ci sono alcune scene (penso a quella in cui il dottore chiede a Nobbs se per caso non stia pensando di sposarsi, o quella in cui Nobbs chiede ad Helen di uscire per la prima volta)  dove le espressioni  del viso di  Close/Nobbs  diventano sublimi, anche se solo accennate per pochi secondi: sono secondi in cui davvero si capisce la differenza tra un attore qualunque e uno di questo calibro, attimi in cui un artista diventa gigante.
I momenti migliori del film sono racchiusi nella relazione di amicizia profonda che si instaura tra Nobbs e Mr. Page (un’eccezionale Janet Mc Teer alla quale un’incolpevole e di nuovo bravissima Mia Wasikowska ruba la scena e il posto in locandina…. meno male che almeno i Golden Globes rimediano a questa scorrettezza di marketing e assegnano alla McTeer la candidatura come miglior attrice non protagonista….), relazione che permette alla tenerezza del personaggio di emergere e di esprimersi in tutta la sua empatia.
Detto della Wasikowska, anche a Pauline Collins, la piccola e acida duchessa padrona dell’hotel, e a quasi tutti gli altri protagonisti (solo Aaron Johnson nei panni del cinico Joe Mackins convince poco) non si può non fare un grosso applauso.
Una storia delicata, simpatica, piena di graziosità e con  (piccola ciliegina sulla torta nei titoli di coda)  la rediviva,  irlandesissima Sinead O’Connor che canta per noi  una dolcissima ninna nanna.

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