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Amour

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Amour

di mm40
8 stelle

Il succo del discorso è che l'eutanasia è amore, è un gesto d'amore maiuscolo, in senso assoluto, una maniera di restituire la dignità e la libertà a una persona - a cui vogliamo un bene maggiore del nostro egoismo, della volontà di trattenerla con noi a ogni costo - resa schiava di un corpo oramai inutilizzabile. Amour è un film ferocemente anticattolico e non bastano quintalate di prosciutto sugli occhi per evitare di rendersi conto della spudorata presa di posizione di Haneke, da sempre regista 'scomodo', critico, inafferrabile contestatore e tratteggiatore della/e violenza/e dell'epoca contemporanea. E l'accanirsi nel negare la malattia al suo stadio ultimo, quando all'essere umano di umano rimane davvero poco, assecondando un sadico e sterile culto della vita, è una delle più grosse violenze a cui assistiamo ogni giorno. Il regista austriaco, anche sceneggiatore, sceglie una coppia di protagonisti d'eccezione: Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant, entrambi - neanche a dirlo - straordinari interpreti di un quadro (alla Haneke) scarno, spettrale, laconicamente dolente; a completare un terzetto tutto francese, nella parte della figlia dei due c'è Isabelle Huppert, che è ormai da tempo un'altra certezza senza bisogno di tanti giri di parole. Curiosità: Trintignant, claudicante da anni, ha accettato con entusiasmo il ruolo nonostante la prolungata assenza dal grande schermo; unica richiesta specifica dell'attore è stata quella di utilizzare sempre sul set delle speciali scarpe ortopediche; ecco spiegato perchè nel corso di tutto il film lo si vede indossare delle grosse scarpe da ginnastica, sia con il pigiama che con il vestito da sera, che sdraiato sul letto: anche questo è 'amour', per il proprio mestiere, per il cinema in sè. Lo stile del regista è superficialmente piatto, con raffiche di pianisequenza, camera fissa, dialoghi sparuti e spesso irrilevanti, intermezzi che sembrano assolutamente 'gratuiti' (ad es. perchè inserire la scena dell'infermiera licenziata, del tutto ininfluente ai fini della trama?); ma la risposta a ogni perplessità si ritrova nella coerente, solidissima costruzione sotterranea che sorregge il lavoro, un tentativo di pedissequa imitazione della realtà che è costretto per forza di cose a passare per simili momenti di apparente vuoto, di frastornante silenzio. Palma d'oro a Cannes: sacrosanta. A settant'anni Haneke è molto più innovatore, molto più rivoluzionario di tanti contemporanei giovani autori: ma anche questa non è affatto una novità. 8/10.

Sulla trama

Georges e Anna sono una tranquilla coppia di insegnanti di musica in pensione. Un giorno Anna viene colpita da una semiparalisi e non bastano l'amore e la buona volontà dell'acciaccato Georges per tornare alla normalità.

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