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J. Edgar

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su J. Edgar

di supadany
6 stelle

Rilettura eastwoodiana di uno dei personaggi che ha maggiormente segnato buona parte del ventesimo secolo statunitense (quasi cinquant’anni di frenetica attività), tale J. Edgar Hoover che fece diventare l’FBI l’organizzazione investigativa più efficiente mettendoci tutto se stesso, lasciando in secondo piano tutto il resto.

J. Edgar Hoover (Leonardo diCaprio), ha le idee chiare, ovvero sconfiggere i radicali, e i comunisti (e poi tanti altri a seguire) per far sì che gli Stati Uniti possano rimanere il paese più democratico del mondo.

In breve tempo scala le posizioni di potere, fa in modo che l’FBI assuma sempre più peso, risolve grandi casi, prende anche pericolosi abbagli (vedi il suo sprezzo per Martin Luther King), è comunque uno dei personaggi più discussi, riveriti (anche perché era meglio averlo come amico), visto come un monumento della giustizia.

Ma al di fuori dell’ambiente lavorativo aveva segreti che il popolo non avrebbe in quegli anni accettato come l’amicizia intima col suo braccio destro Tolson (Armie Hammer) che starà al suo fianco fino al suo ultimo respiro.

Il grande “vecchio” (virgoletto, non vorrei che si offendesse) Clint Eastwood scolpisce una densa pagina di cinema classicheggiante ripercorrendo cinquant’’anni di storia degli Stati Uniti seguendo passo dopo passo la carismatica, quanto ingombrante, figura di J. Edgar Hoover, uno degli uomini più influenti della recente storia statunitense, in grado di sedersi al tavolo del Presidente senza tentennamenti.

A livello formale direi che siamo su livelli molto alti (su tutto spicca la fotografia meravigliosa di Tom Stern), ma poi la confezione molto rigida, che comunque a voler ben vedere si presta alla figura protagonista, penalizza spesso il racconto, troppo freddo, un po’ ripetitivo e pure un po’ farraginoso nella seconda parte dove comunque si tocca anche un picco registico altissimo quando tanti fatti visti in precedenza vengono riproposti sotto un altro punto di vista.

Così le poche volte che si passa nei territori più intimistici (soprattutto legati alla vecchiaia dei due uomini), sempre con sottigliezza e la tipica grande sensibilità di Clint, il salto emozionale è lampante e Leonardo diCaprio ci mette anima e corpo anche se vederlo in un ruolo così duro, ed anche fosco, all’inizio lascia un po’ spiazzati, ma la sua rimane una prova di grande maturità.

Rimane un film da vedere, anche se personalmente non mi ha entusiasmato come speravo, che si prende tutte le sue libertà espressive e fa assaporare un gusto da cinema classico che raramente si può trovare al giorno d’oggi.

Imponente.

Su Clint Eastwood

Regia con diversi picchi di altissimo livello, ma che perde qualche colpo alla distanza e che non sempre riesce ad offrire una narrazione risoluta ed avvincente.

Su Leonardo DiCaprio

Ruolo di spessore che affronta col piglio giusto superando (quasi tutte) le tante difficoltà insite in un personaggio così tortuoso.
Maturo.

Su Naomi Watts

Semplice, elegante e precisa, relegata spesso in secondo piano (tranne nella sequenza dell'uscita con Hoover), ma riesce comunque a non passare inosservata.
Discreta.

Su Josh Lucas

Ruolo di contorno nel quale non sfigura affatto.
Più che sufficiente.

Su Armie Hammer

Altro ruolo tutt'altro che semplice.
Seppur con qualche distinguo riesce a dar luce con buon animo e dedizione al suo personaggio.
Più che discreto.

Su Dermot Mulroney

Partecipazione limitata.

Su Judi Dench

Nei panni della madre di Hoover, impressiona, come suo solito, quando ne ha la possibilità.
Peccato che non abbia molto spazio.

Su Jeffrey Donovan

Pienamente sufficiente.

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