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J. Edgar

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su J. Edgar

di Gangs 87
8 stelle

J.Edgar non si limita ad essere un film.
J.Edgar è una biografia psicologica dell'uomo che più di ogni altro ha manovrato la politica americana.
Con questa consapevolezza ci spieghiamo l'omissione del cognome, che più lo identifica, dal titolo dato alla pellicola che, invece, dimostra l'intimità intenzionale che cova nell'animo dell'ottimo sceneggiatore Dustin Lance Black.
Eastwood mette in atto una meticolosa rappresentazione, forse fin troppo meticolosa data la lentezza con cui procede la visione,che raggiunge il suo apice attraverso la suprema e matura prova attoriale di Leonardo DiCaprio che si carica sulle spalle tutto il peso dell'intero film. Ci racconta la storia dell'uomo che ha "formato" l'America proprio lui, l'attore che con la sua carriera ha attraversato la storia del paese a stelle e strisce dalle origini, con "Gangs of New York", fino alla ricerca della realizzazione del sogno americano con "Prova a prendermi" prima e "Revolutionary road" poi.
Quel volto a noi poco noto dell'uomo che è l'emblema del potere assoluto plasmato sul viso di DiCaprio che ci regala una personoficazione talmente intensa che spesso, durante la visione, riusciva a farmi perdere cognizione che ci fosse davvero lui sotto quel trucco e dietro quegli occhi che diventano lo specchio sul quale si riflettono i sentimenti dell'anima di Hoover, uomo oscuro tanto quanto ambiziosamente scorretto che Clint non evita di raccontare anche e soprattutto attraverso le ombre, lo stesso Tolson, interpretato da un notevole (fin quando non indossa il trucco) Armie Hammer, appare per la prima volta come un'ombra sul vetro della porta dell'ufficio di Edgar, e le tinte scure che contraddistinguono il suo stile che non puoi non amare.
John Edgar Hoover che ha riempito la sua vita con la sete di potere, talmente estrema da renderlo odioso ma talmente vittima delle manie e dei sogni di una madre fin troppo egoista, una sublime Judi Dench, che alla fine finisci per compatirlo e ammettere che ti piace pensare che prima di guardare per l'ultima volta la bandiera a stelle e strisce, a cui aveva dedicato la vita, anche lui abbia capito che "l'amore è il potere più grande".

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