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Killer Joe

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Killer Joe

di Kurtisonic
8 stelle

Una delle caratteristiche dei film di Friedkin è quella di inscriversi nella loro contemporaneità. Esauriti gli inseguimenti, la libertà d’azione, la spregiudicatezza della realtà sempre compromessa fra il male e ciò che è giusto fare, la rappresentazione del regista in Killer Joe si concentra non più sull innaturalità urbana degli esterni, ma sull’ambiente interno in cui teatralmente si elabora il miraggio del sogno americano non solo svanito , ma definitivamente irraggiungibile. Il nuovo nucleo antieroico di Friedkin non è più quello contrapposto fra spietati e cinici dediti alla propria legge personale e ai codici della violenza, i soggetti si muovono nel contesto familiare della propria casa, formato dagli elementi disgregati e incompatibili della nuova famiglia moderna. Joe Cooper incarna il passato cinematografico del regista, inglobando in un solo personaggio i contenuti morali e non del suo punto di vista. Joe nominalmente è un killer, ma egli rappresenta a pieno titolo la società, animata dai valori correnti incline a tenere legati a sé vizi, virtù, limiti, responsabilità, sentimenti e repressioni, cinismo e misura della realtà e delle illusioni. Joe collega la disomogeneità dei componenti della famiglia, in cui ognuno può sopravvivere a se stesso solo isolandosi dagli altri e dal mondo. L’altro aspetto interessante e narrativamente forte di Killer Joe sono i dialoghi, che diventano l’autentica esplicazione della violenza. Seppure non rappresenti una novità, l’irrisolutezza verbale, feroce o ironica che sia,  ottiene risultati di notevole tensione e di puro coinvolgimento in chi guarda anche a fronte di un ‘azione contenuta. Il racconto si carica a dismisura e l’azione verbale di Joe determinerà l’esplosivo punto di rottura fra i personaggi. Il nichilismo e il pessimismo di Friedkin non risparmia nessuno e anche Joe non ne resterà immune, il finale calcolato ma anche inatteso ha la forza di mettere sul banco d’accusa lo stesso killer, non con un generico commiato di condanna, ma come rivelerà il suo ebete sorriso lo inchioderà alle proprie responsabilità.

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