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The Son of No One

Regia di Dito Montiel vedi scheda film

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La recensione su The Son of No One

di Enrique
6 stelle

Un’onta indelebile, che macchia non la fedina penale, ma la dignità di Jonathon White detto “Milk” (C. Tatum), riaffiora con insistenza - fra una sequenza sulla nuova vita dell’agente White e l’altra - da un lontano, inglorioso passato. Un passato che affonda le radici nel degrado urbano (li chiamavano “castelli”…) e, quindi, umano che prosperava indisturbato negli slums di NY qualche lustro fa, con la connivenza di tutti e, quel che è peggio, della NYPD. Una grande “famiglia”, quest’ultima, che ricorda tanto - per la fedeltà mostrata nei riguardi dei ferrei codici comportamentali che essa regolamentano - organizzazioni sociali che non hanno la legge dalla loro parte.

Ma un’anonima scintilla è pronta ad innescare la miccia di uno scandalo che, fragorosamente, una volta per tutte, denunci la vera natura degli “eroi dell’11/9”. Una scintilla, a ben vedere, a dir poco impazzita, in quanto inconsapevole di alimentare, in tal modo, un dramma umano estremo, che si protrae da troppo tempo e che, nondimeno, non ha esaurito tutta la sua carica esplosiva.

The Son of No One è un film con un potenziale enorme, che però (che peccato!) si perde, poco per volta, in un bicchiere di… olio di ricino; si impegola, cioè, in un brutto tunnel da cui è difficile scorgere un’uscita che accontenti tutti.

Nonostante le ottime premesse ed un discreto svolgimento, il lungometraggio di Montiel finisce con l'aggrovigliarsi sulle sue stesse velleità (Stuntman Miglio), a causa del carattere elementare e della prevedibilità dell’intreccio giallo (Stuntman Miglio), ma tenuto, altresì, conto di un ritmo blando, che obbliga ad una lenta, progressiva discesa verso un epilogo apparentemente ineluttabile, cui, eppure (del tutto incoerentemente), il protagonista scampa all’ultimo, al prezzo dell’ennesimo tributo di sangue.           

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