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Young Adult

Regia di Jason Reitman vedi scheda film

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La recensione su Young Adult

di alan smithee
8 stelle

"La felicita' per me e' una cosa difficile da trovare...per voi e' molto piu' semplice..." ....dice cosi' (o quasi) una magnifica ed ispirata Charlize Theron verso la fine del bel film di Jason Reitman.
Mavis e' una scrittrice di romanzi per ragazzi inseriti in una collana dal titolo "Young adult" che ha goduto di un certo successo, ma che ora la casa editrice sta decidendo di interrompere perche' passati di moda, ed affidati per questo a scrittori poco noti o sconosciuti perche' possano farsi le ossa o perche' privi di quel talento che li possa far crescere come autori. Mavis, trentasettenne bellissima e sola, vive a Minneapolis in un moderno ma impersonale appartamento con Dolce, il suo cagnetto tascabile e qualche fugace avventura di letto. Un giorno, subissata dalle telefonate dell'editore in quanto indietro nella stesura dell'ultimo romanzo, la donna decide di tornare nel suo paese natio, immerso nella anonima ordinata provincia americana. Il suo scopo e' ritrovare il suo vecchio compagno Buddy, che le e' ritornato prepotentemente in mente proprio nel momento in cui questi ingenuamente la inserisce in una mail collettiva in cui lui e sua moglie presentano agli amici il loro figlioletto appena nato.
Non sara' una felice idea il ritorno alle proprie origini, in quel luogo neutro e senza qualita' che a lei, ragazza ambiziosa e di una bellezza stordente e fuori del comune, e' sempre andato stretto, l'ha sempre soffocata, castrata nelle ambizioni, ora che tutti quelli che la consideravano "di un altro pianeta" pensano che sia una scrittirce nota, una donna di successo, una celebrita', una che ce l'ha fatta insomma, a raggiungere quel sogno americano tanto ambito. Ma in Minnesota, in quel buco di citta', Mavis incontra pure per caso anche un altro compagno del liceo, un piccoletto sfigato che lei non ha mai neanche degnato, un poveraccio picchiato e reso invalido da quei bellimbusti che lei da giovane si ripassava a turno, lieta che sbavassero per lei. Sara' proprio lui, piccolo ometto senza pregi evidenti ma molti handicap in bella vista, a farle capire quanto sia triste la sua esistenza, quanto sia sola e sbagliata la sua condotta, come sia irragionavole il tentativo di riprendersi l'uomo con cui ha tentato di costruirsi una vita in gioventu', in nome di una bella coppia che ora non puo' piu' tornare a farsi distinguere come la piu' perfetta ed ammirata della citta'.
Jason Reitman si mette nuovamente al servizio della penna disinvolta, schietta e tagliente della eccentrica ed efficacissima Diablo Cody (per una volta e' lo sceneggiatore che comanda, e il regista che la segue, obbediente ed efficace come ha saputo esserlo sino ad ora) per dar vita al suo film piu' maturo di una carriera ancora breve ma di tutto rispetto.
Charlize Theron ci offre un'interpretazione che le fa meritare (davvero questa volta) l'Oscar assegnatole qualche anno fa da una Hollywood sciocca e credulona, convinta che un attore sia bravo solo perche' si invecchia, ingrassa, dimagrisce, o imita qualcuno (vedasi il premio di quest'anno alla Streep, quello alla Kidman anni fa solo grazie ad un naso posticcio, e quello appunto della Charlize per il modesto Monster).
L'America di provincia, ma ancor piu' quella delle metropoli resta un fenomeno inquietante e devastante per come riesce ad alienare i rapporti umani, quelli familiari, rendendo ognuno di noi un automa che cerca nel successo e nella celebrita' quel bagliore di luce che accenda almeno per un momento la speranza di una parvenza se non di felicita', almeno di un effimero appagamento.
Film amaro, che aggredisce lo spettatore, che non sa capire come una donna magnifica come la nostra protagonista possa davvero essere rimasta sola, quando molte altre insignificanti sue coetanee hanno una famiglia e dei figli, e vivono una vita di apparente serenita'. Un film il cui manifesto accattivante da ennesima commedia simpatica ha tappezzato per mesi le pareti di alcuni multiplex della mia provincia (altro far west emblematico), per poi veder relegato il film ad una distribuzione frammentaria in pochissime citta' una volta che i distributori si sono accorti del soggetto ostico: ma d'altro canto lo sanno tutti che al cinema e' meglio ridere, sganassarsi di rozzo triviale divertimento, e lasciare alla vita reale il magone di una vita irrisolta che gia' intristisce ed amareggia le nostre vere esistenze...(?).

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