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Il mucchio selvaggio

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il mucchio selvaggio

di Serum
10 stelle

 

William Holden lancia uno sguardo alla giovane prostituta, costretta ad accogliere i clienti con il proprio bambino appena nato nella stanza. Per tutto il film ha assistito, con i suoi compagni, ai conflitti di un paese dilaniato dalla guerra civile, dove gerarchi militari beoni e criminali banchettano sui cadaveri della povera gente, con l'appoggio dei ricchi commercianti d'armi europei già in odore di Grande Guerra, fregandosene per portare a casa il compenso della rapina al treno. Ma Angel, pur essendo un delinquentello di infimo rango, per tentare di aiutare la propria gente dagli oppressori decide di rinunciare alla propria parte d'oro e sottrarre al carico d'armi una cassa, finendo con l'essere scoperto e diventando un giocattolo per il divertimento sadico di quel "boss" in uniforme. Ed è in quel momento, dentro a quel postribolo, dopo che l'offerta di riscatto è stata sbeffeggiata, che riemerge più potente che mai il codice morale che ha mosso i personaggi sin dall'inizio:"Quando ci si mette insieme si resta uniti. E se non riesci a farlo vuol dire che sei peggio di un animale.". Perché, criminali o no, quelli come Pike e Thornton sono uomini d'onore ("Che cosa avresti fatto al suo posto? Ha dato la sua parola.""Ha dato la sua parola alla ferrovia!""È sempre la sua parola."), anche se consumati da una vita di morte, passata a dormire con un occhio aperto per non farsi tagliare la gola nel sonno. E nonostante i dissidi di natura economica ("Una quota a quel vecchio caprone per sorvegliare i cavalli è sproporzionata.") e gerarchica ("Come puoi pretendere di comandare una banda se non ce la fai neanche a montare in sella?"), prontamente risolti con un giro di bevute dopo il colpo al treno, nessuno ha dubbi su cosa fare una volta arrivati al bivio decisivo. La marcia finale dei quattro compagni continua ancora oggi a mettermi i brividi per la sua potenza allegorica più unica che rara: vanno incontro ad una fine sicura per un'etica inossidabile, la stessa che muoveva gli eroi di Ford e Hawks. Ma se in passato questa portava i protagonisti ad una conclusione gloriosa, qua il tutto esplode in una carneficina che lascia dietro di sé un inferno di cadaveri e armi, su cui i rozzi cacciatori di taglie possono banchettare, salvo poi fare la stessa fine delle loro prede. Ed è a quel punto che le aspirazioni di Thornton ("Inseguiamo degli uomini. E Dio sa se non vorrei essere con loro...") fanno trovare un compimento alle parole del personaggio di Borgnine (al "È sempre la sua parola." risponde "Non è questo l'importante: è a chi l'ha data che conta."...): se ne frega del capoccia della ferrovia e torna a seguire il vecchio, insieme ai ribelli messicani, verso il tipico tramonto sul deserto dei grandi classici. È la morte del western, inteso come rassicurante epopea sulle (false) radici dei pionieri americani: quei sogni, quell'estetica, altro non erano che una patinatura atta a nascondere il sangue e la turpitudine, mentre ciò che resta è una fossa comune di ideali a fondo cieco dove banchettano gli avvoltoi. Ma è anche una sottile riflessione sullo scorrere del tempo (l'asso dei banditi che non riesce più a montare in sella, vecchi rimpianti d'amore che non trovano compimento: proseguo dei temi di Sfida nell'Alta Sierra) e sull'evoluzione tecnologica che crea benessere ed al contempo armi sempre più letali (spuntano le pistole automatiche, le mitragliatrici e le granate, pronte di lì a un paio di anni ad ammazzare diciotto milioni di uomini...), che rendono obsoleti questi ormai attempati cavalieri delle praterie, anticipando i temi di Cane di paglia e La ballata di Cable Hogue, e coniugandovi la storia di un'amicizia finita per la quale ci si sente colpevoli (Thornton viene catturato a causa della leggerezza di Pike), col passaggio del vecchio compagno dalla parte del nemico (come in Pat Garrett e Billy the Kid). E soprattutto, per il me giovinastro che se ne innamorò, è la quintessenza della poetica di Peckinpah: un'epica spietata e dissacrante, ma dotata di una poeticità rarissima nel cinema americano; personaggi senza scrupoli (Angel ammazza a sangue freddo l'ex fidanzata perché è diventata la donna di Mapache) ma dai principi irriducibili, per i quali sono disposti a rinunciare alla ricompensa e persino a morire; un uso consapevole della violenza, con una regia che mette in scena l'azione in tutta la sua carnale brutalità, cosituendo la chiave di volta di quasi tutto il cinema di genere anni '70 che ho amato (e ancora amo). Se esiste la perfezione, nel genere western si chiama Il mucchio selvaggio.

 

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