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Il dittatore

Regia di Larry Charles vedi scheda film

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La recensione su Il dittatore

di supadany
6 stelle

Nuova puntata delle scorrettezze senza ritegno alcuno della premiata ditta composta da Sacha Baron Cohen (protagonista) e Larry Charles (regista) che in questa circostanza percorrono una strada più tracciata ed omologata, senza comunque perdere di vista una concreta spigolosità, che se da un lato funge da critica (senza prendersi troppo sul serio), dall’altro è rivolta a cercare squarcianti e dissacratorie risate.

Durante una breve permanenza negli States, il dittatore Aladeen (Sacha Baron Cohen) rimane vittima del piano del suo vice Tamis (Ben Kingsley) che lo sostituisce con un sosia.

Aladeen si ritroverà improvvisamente da solo in mezzo alla strada, conoscerà Zoey (Anna Faris), entrando in contatto con una cultura diversa dalla sua senza per questo dimenticarsi l’importanza di riprendersi il potere appena perso.

 

 

Non manca di certo l’umorismo in questo film, certo spesso veleggia verso lo sgradevole con battute, e situazioni, davvero pesanti, ma d’altronde non poteva che essere così visto il protagonista in azione che non ha certo paura alcuna di mettersi in discussione dividendo il pubblico tra entusiasti e rancorosi per la sua mancanza di tatto.

Qui ricopre la parte di un dittatore a metà strada tra Saddam Hussein ed Osama Bin Laden, le sfumature non mancano (dietro la comicità si nascondono paure e cattiverie altrimenti impossibili da rappresentare), con il suo essere fuori posto nella (momentanea) realtà di uomo solo contro (quasi) tutti.

Peccato che questa volta manchi forse un po’ di coraggio, con una struttura più filmica dei precedenti film del duo attore-regista (il che non è un male), con l’introduzione di un po’ di sentimento (anche se poi non è certo “sviolinato”) ed alcuni svarioni non facilmente perdonabili, comunque alternati ad alcune gag altamente esilaranti nella loro stoltezza, spesso e volentieri vicina all’assoluto.

Tra le chicche del film è poi da segnalare la cover “arabiatizzata” di “Everybody hurts” dei R.E.M..

Un film quindi discutibile, come era più che lecito attendersi anche se probabilmente più per motivi diversi, certo la verve non manca, ma non tutti i conti tornano come si deve all’interno di un’evoluzione a dir poco convulsa.

Criticabile (ma almeno fa discutere).

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