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Dracula 3D

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Dracula 3D

di scapigliato
6 stelle

Dario Argento torna all’opera letteraria, come in precedenza Il Fantasma dell’Opera (1998), per riazzerare e ripartire. Ricominciare da un testo già scritto, da personaggi conosciuti e celebri, da un immaginario immortale pieno di rimandi e sottotesti è un modo sicuro per fasi notare, rielaborare vecchi miti e farsi apprezzare in campo linguistico e visivo.

Con questo suo Dracula – che inizia terribilmente con il villaggio ricostruito in CGI nei titoli di testa che sembrano quelli della peggiore fiction televisiva – il maestro del terrore sceglie di sottrarre la sua cifra autoriale più famosa e di criptarsi dietro un linguaggio più vicino al tableau vivant che a quello dell’opera cinematografica moderna. Scarseggiano i primi piani – ne rintraccio solo due a Van Helsing e a Mina – e abbondano i campi totali o lunghi in onore forse a un modello estetico, quello della Hammer, che scommetteva molto sulla ricostruzione degli interni e sul realismo della set-decoration distinguendosi in modo barocco dall’espressionismo degli horror di casa Universal.

Inoltre la recitazione latita – Asia Argento non si può guardare e sentire, a parte nella vasca da bagno… – e i dialoghi sono dei più informativi possibili come la maggior parte delle scene ad uso puramente di raccordo. Si salva qualche sequenza splatter con cui il regista si diverte a giocare a Dario Argento, ma per il resto è puerilità.

Può essere applaudita questa scelta estetica da vecchio film di genere – i maligni direbbero da bieco sceneggiato televisivo – ma mentre i film di Bava, Freda e Polselli erano specchio di un’epoca, anzi la superavano, il Dracula argentiano è fuori tempo massimo. Se operazioni come Blancanieves (2012) e The Artist (2011) utilizzavano vecchie estetiche con successo e professionalità, Argento sfila e slabbra tutta l’impalcatura visiva con un gioco scialbo e poco credibile, benché gli interni siano di un’eleganza indiscutibile e la posa teatrale della quasi totalità delle scene faccia molto retrò. Ma tutto senza anima. Freddo e senza personalità. Sembra un paradosso, ma non c’è sangue in questo film.

Questa anemia registica è compensata da qualche scena uscita bene – come quella del cimitero all’inizio del film – e da qualche idea carina poi vanificata dalla messa in scena – il polimorfismo animale del conte a volte è ridicolo – ma nel complesso siamo lontani da un’opera decente. Certo, “eppur si muove”, ma non ci si può accontentare. Soprattutto se l’unica scena di sesso che c’è in tutto il film propone una copula che più finta non si può, con un’autostrada tra la pelvica di lui e quella di lei. E non c’entrano le dimensioni…

Basta questa scena per capire con che idea non vincente l’autore si sia approcciato al mito del vampiro scadendo in uno sceneggiato sì di ottima fattura, ma castrato e morigerato e lontano anni luce dalla decenza cinematografica di un’opera scabrosa e perturbante come l’originale di Bram Stoker in cui, lo ripeto volentieri, non c’è traccia di un amore romantico tra Dracula e la sua prima moglie, come invece millanta Bram Stoker’s Dracula (1992) che dovrebbe intitolarsi invece Francis Ford Coppola’s Dracula.

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