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Canti dal secondo piano

Regia di Roy Andersson vedi scheda film

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La recensione su Canti dal secondo piano

di vjarkiv
8 stelle

Per quanto l’approccio è sperimentale, le scene spingono a profonde riflessioni, che è quello che il regista vuole suscitare nello spettatore.

Roy Andersson è un regista svedese, poco conosciuto ai più, fino a quando nel 2014, fu premiato con il Leone d’Oro al Festival di Venezia, con quella che rimane la sua opera più famosa: Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza. Ma in realtà questo film conclude una trilogia che il regista ha chiamato: sull’essere un essere umano, che comprende Canzoni del secondo piano del 2000 e You, the Living: Giosci dunque o vivente! Del 2007, anche questi iperpremiati. In verità aveva diretto, una trentina di anni prima (!), altri due film, dedicandosi successivamente alla fotografia e alla documentaristica ambientale. L’opera più interessante rimane questa trilogia che in effetti è un unicum filmico diviso in tre parti e va visto sicuramente insieme.

 Rispetto ad altre opere seriali nel cinema, questa trilogia mantiene le stesse atmosfere, scenografie e sequenze attoriali che ne fanno un elemento unico. Non esiste una storia sequenziale, ma una serie di quadri dove la mdp rimane fissa con gli attori che si muovono come dei manichini con visi bianchissimi, all’interno di spazi non colorati e deprimenti. Ma l’angoscia che pervade il tutto è in chiave sarcastica e grottesca. Per quanto l’approccio è sperimentale, le scene spingono a profonde riflessioni, che è quello che il regista vuole suscitare nello spettatore. Sicuramente cinema d’autore!

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