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Millennium. Uomini che odiano le donne

Regia di David Fincher vedi scheda film

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La recensione su Millennium. Uomini che odiano le donne

di sasso67
6 stelle

In generale, il meccanismo di un giallo o di un thriller assume interesse a seconda di chi lo scrive (o di chi lo realizza, nel caso che si parli di un film), a seconda di chi lo legge, ma anche, secondo me, sulla base degli intenti che si pone l'autore. Intendo dire, con questo, che se il meccanismo "giallo" è fine a sé stesso, risulterà inevitabilmente, almeno per quanto mi riguarda, deludente. Se, invece,  gli stereotipi del genere sono finalizzati allo svelamento di certe dinamiche di una determinata società, a mettere in mostra le contraddizioni di un microcosmo, ecco che allora anche il meccanismo narrativo più confuso acquista di senso, diventando talvolta specchio del caos in cui si svolge l'azione.

È il caso, per fare un paio di esempi legati al cinema, di Il grande sonno (1946) di Howard Hawks e di Chinatown (1974) di Roman Polanski. Si tratta di due film nei quali la trama ingarbugliata è addirittura punto di forza e motivo del fascino che i due lavori esercitano ancora oggi.

Credo che un'intenzione simile fosse anche nella mente di Stieg Larsson, l'autore del romanzo Uomini che odiano le donne, alla base del film di David Fincher. Il romanziere svedese (1954-2004), proveniente in gioventù da formazioni politiche apertamente comuniste, militante in organizzazioni antifasciste ed antinaziste, fondatore ed eminenza grigia di una rivista antirazzista, non nascondeva lo scopo di togliere la maschera alla Svezia ipocrita, un paese benestante, socialmente avanzato ed accogliente, ma solo in superficie. Nella realtà, questa patina nasconde una violenza repressa a fatica, un razzismo di fondo, un disprezzo per le donne, un uso dell'emarginazione a fini carrieristici (se non peggio) da parte della burocrazia pubblica, traffici illeciti, evasione fiscale, riciclaggio di denaro e, ciliegina sulla torta, rigurgiti nazisti.

Se tutto questo era lo sfondo dei libri di Larsson (che non ho letto), Millennium di Fincher ne dà una pallidissima idea, con l'intenzione di rendere digeribili messaggi e paesaggi dello scrittore svedese anche per gli spettatori americani. Per il regista di Seven si è trattato probabilmente di un lavoro su commissione, portato a compimento dignitosamente, con l'aiuto di validissimi collaboratori nel cast artistico e tecnico. Il merito maggiore di Fincher mi sembra quello di essere riuscito a dare plausibili corpo e anima al personaggio di Lisbeth, grazie alle fattezze e al trucco di Rooney Mara.

Per il resto, rimane la voglia di leggere il romanzo e magari di vedere il film svedese tratto nel 2009 dallo stesso libro.

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