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Millennium. Uomini che odiano le donne

Regia di David Fincher vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Millennium. Uomini che odiano le donne

di alan smithee
8 stelle

Avro' forse scoperto l'acqua calda, ma la trasposizione americana del primo famoso libro della trilogia (fin troppo) acclamata di Stieg Larrson, dimostra definitivamente come un gran regista e degli interpreti di classe facciano la differenza.
Si perche' i film svedesi che hanno preceduto il bel remake di David Fincher erano davvero tagliati con l'accetta, grezzi e grossolani, affascinanti come puo' esserlo un telefilm poliziesco tedesco da tardo pomeriggio e con interpreti (Noomi Rapace a parte) davvero imbarazzanti per inespressivita' e rigidita' di impostazione.
Fincher, che esegue certamente un lavoro su commissione almeno come lo fu il suo non banale esordio con Alien 3, sceglie benissimo gli interpreti, a partire da un Daniel Craig cosi' a suo agio nel ruolo del giornalista Mikael Blomkvist, cosi' sensuale nelle torride scene di sesso che lo vedono fronteggiare un'altrettanto bollente Rooney Mara nei panni di quella Lisbeth Salander che e' il vero miracolo dell'opera di Larrson.
Un film che seduce gia' dai titoli di testa "bondiani", dove corpi avvinghiati tra loro vengono invischiati in una coltre catramosa inquetante e sensuale allo stesso tempo, quella patina che avvolge del resto nell'odio e nella serialita' omicida piu' cruda una societa' cosi' matura e al tempo stesso cosi' vuota di valori.
Poi certo non e' facilissimo, a livello di sceneggiatura, snellire il vortice frenetico di avvenimenti che si intrecciano in questo famoso thriller svedese; ma i difetti e le lungaggini del film sono imputabili piu' all'irrefrenabilita' di un autore letterario che, a mio avviso, avrebbe dovuto riuscire ad organizzare una storia comunque molto buona con una piu' convinta schematicita', anche a costo di una piu' calcolata freddezza e un inevitabile sacrificio di spontaneita'; ma Larsson amava troppo i suoi personaggi (Lisbeth in testa) per non farsi prendere totalmente dalle sue creature, fino alle drammatiche letali conseguenze personali fisiche di un autore che si e' letteralmente immolato per la sua opera, circostanza che non gli ha permesso di godere nemmeno un istante dell'immenso successo mondiale postumo.
Un film certo non necessario, ma che dimostra definitivamente come una solida e personale impronta registica possa governare e dare smalto ad una vicenda fin troppo complessa e sfaccettata nel suo tortuoso e lungo percorso necessario per permettere ai nostri protagonisti di annientare quell'odio e quella follia che si nascondono per decenni nelle malsane abitudini di una casta di insospettabili, perversi, sadici prevaricatori.

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