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Warrior

Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film

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La recensione su Warrior

di Furetto60
8 stelle

Pellicola Intensissima, tesissima e violentissima. Trascinante dramma familiare, che si consuma sul ring, ma con un finale tutto sommato conciliatorio.

Tommy e Brendan Conlons, sono due fratelli rivali, che divisi dalla vita, si ritroveranno sullo stesso ring a combattersi a colpi di MMA, la lotta più micidiale che esista, un mix di boxe e arti marziali, senza limiti di ferocia, quasi all’ultimo sangue,per provare a vincere l’ingente somma messa in palio, nel torneo denominato “Sparta”, in onore della parte più “sanguigna” della Grecia antica. Sedici partecipanti, che provengono da tutto il mondo, “i più forti e i più cattivi” grida l’organizzatore, eliminazione diretta, chi sta in piedi passa al turno successivo, chi cade e non si rialza, viene eliminato. Premio solo al vincitore ultimo, cinque milioni di dollari. Brendan con un passato di lottatore, ora insegna fisica al liceo, ha una bella e amorevole moglie, due figlie piccole e però non ce la fa a pagare il mutuo e stanno per portargli via la casa ipotecata per pagare le spese mediche per la figlia, malgrado l’opposizione della consorte e sospeso dal preside, decide di riprendere a combattere, mentre Tommy, il fratello, reduce dall’Iraq, in realtà disertore-eroe, sotto falso nome, completamente in bolletta, è un fascio di muscoli, in guerra con se stesso e con gli altri, una macchina da pugni alla deriva, torna per farsi allenare dal padre Paddy. Costui è un rottame umano, che con i suoi problemi di alcolismo e le sue prepotenze, ha disgregato la sua famiglia e distrutto la vita della moglie, poi fuggita e morta di cancro lontano da lui, e dei due figli maschi, scappati anche loro, che adesso dopo 14 anni di silenzio, lo rinnegano crudelmente, malgrado questi si cosparga il capo di cenere, elemosinando perdono. Nessuno sa ancora dell’altro, solo quando si incontreranno nella “gabbia” ad Atlantic City, durante l’ultimo scontro, scopriranno di essere avversari. La “ricetta” pathos, del capostipite “Rocky”, funziona sempre alla grande: persone all’ultima spiaggia, ma perseveranti e pervicaci, munite solo di una ferma ostinazione, ai limiti con l’ottusa cocciutaggine, che senza particolari qualità tecniche, riescono a vincere, sostenute unicamente da una grinta, che non si sa da dove provenga, se non dalla forza della disperazione. L’adrenalina scorre a fiumi, tra allenamenti e combattimenti. Un trionfo di pugni, gomitate, testate, facce peste, corpi lacerati, tumefazioni, ferite, e tanto sangue, le scene sono da “Grand Guignol”, di una violenza senza limiti. Tuttavia c’è anche spazio per l’aspetto personale, dei personaggi principali, la regia preliminarmente indugia sui demoni interiori, che affliggono i protagonisti, in un bell’intreccio di passioni e risentimenti, che ovviamente andranno a canalizzarsi e catalizzarsi sul ring, nell’ultimo spaventoso combattimento. Warrior non introduce elementi nuovi, ma porta all’apogeo, quanto abbiamo già visto in tantissimi film, dunque rimandi e citazioni a go go.D'altra parte film di e sul pugilato o sulle arti marziali, se ne annoverano a bizzeffe,si pensi a “Rocco e i suoi fratelli, o a “The fighter” o al già nominato “Rocky “Come questi precedenti, Warrior miscela sapientemente momenti di inaudita brutalità, a introspezioni intime, facendo della famiglia il luogo degli affetti, ma anche dei rancori più distruttivi. Tutto questo dejà vu, tutta questa messe di citazioni, viene diluita in una narrazione fluida, con una sceneggiatura efficace, la storia anche se lunga è avvincente e la resa dei conti finale, è struggente e commovente.Ottima la prova dei tre protagonisti.

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