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La kryptonite nella borsa

Regia di Ivan Cotroneo vedi scheda film

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La recensione su La kryptonite nella borsa

di maurizio73
6 stelle

Esordio acerbo, vive una sua originalità naive nell'alternanza dei riusciti siparietti di una garbata comicità regionalistica e il delicato flusso di coscienza di una sensibilità umana che agisce attraverso l'empatia, istruendoci sul valore della fantasia e della tolleranza come armi di difesa contro la stupidità e di educazione alla diversità.

Nella Napoli degli anni '70, Peppino Sansone è un bambino occhialuto e sensibile accudito con amorevole condiscendenza da una famiglia eccentrica e pittoresca; tra zii bamboccioni, nonni intemperanti e genitori apprensivi, il ragazzo è particolarmente attaccato allo stralunato cugino Gennaro, giovane disadattato che indossa una mantellina rossa e si crede Superman. Quando Gennaro finisce sotto un autobus, Peppino lo farà rivivere grazie alla sua fervida fantasia ed al bisogno di un amico immaginario che lo aiuti ad affrontare le insidie di un ambiente familiare decisamente sopra le righe.

 

 

Adattando il suo omonimo romanzo, il napoletano Cotroneo scrive e dirige una commedia di formazione perennemente in bilico tra gli eccessi del racconto fiabesco ed il realismo della ricostruzione d'ambiente, assumendo come soggetto centrale della narrazione quella di un bambino che per grazia e sensibilità deve farsi carico delle manchevolezze e dei pregiudizi che albergano in una ambiente familiare segnato dagli egoismi e dalle incomprensioni, dalla superficialità e dai desideri inespressi, dalle palesi discriminazioni e dalle silenti recriminazioni. Un po' racconto morale, un po' commedia di costume, è un insolito oggetto cinematografico che fa rivivere gli echi di un garbato autobiografismo sotto le mentite spoglie di una sensibilità tragicomica che agisce per contraddizioni e delicati slanci poetici, presentandoci un campionario umano che si arrabatta e che vive con difficoltà un momento di transizione dall'arretratezza di una società patriarcale ad un brusco e confuso mutamento dei costumi (la rivoluzione sessuale, il femminismo, la crisi coniugale). Decisamente sfilacciato e acerbo dal punto di vista narrativo, vive una sua originalità naive nell'alternanza dei riusciti siparietti di una garbata comicità regionalistica (E' stato il figlio) e il delicato flusso di coscienza di una sensibilità umana che agisce attraverso l'empatia e la saggezza del non detto (L'argent de poche), istruendoci sul valore della fantasia e della tolleranza come armi di difesa contro la stupidità e di educazione alla valorizzazione della diversità: il piccolo Peppino è un bel bambino, socievole e intelligente che gli zii vedono come brutto, i compagni di scuola discriminano ed i genitori trattano con eccessiva condiscendenza, ma che saprà vedere nell'eccentrica mitomania del cugino 'supereroe' il geniale stratagemma di una saggezza fanciullesca che comprenda le difficoltà degli adulti (lo zio beota che studia da 5 anni per il primo esame universitario, l'omosessualità inconfessata di Gennaro, l'apatica contestazione della madre cornificata) e lo aiuti a superare le proprie, magari liberandosi dell'invadente presenza di una triplice e ingombrante figura materna (biologica, celeste, pedagogica) che è un po' come la kryptonite (nella borsa) per Superman! Gustosi gli inserti musicali tra hit internazionali (These Boots Are Made for Walkin' , Life on Mars?, Lust for Life, Aquarius) e melodici nostrani (Quand'ero piccola, Nun è peccato) che sottolineano con ammicante senso cinematografico il gusto del tempo ed altrettanti momenti topici. Tra gli attori da rimarcare le prove di una sempre bravissima Valeria Golino, del giovane e simpatico Luigi Catani e di una spassosa e istrionica Monica Nappo. Otto nomination tra David e Nastri d'Argento di cui nessuno andato a buon fine e, per una volta tanto, meritato duplice finanziamento pubblico con il contributo governativo e la co-produzione della Tivù di Stato.

 

Peppì, tu non ti devi avvilire se gli altri non ti capiscono.
Ma quelli non è che non mi capiscono; mi sfottono proprio!

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