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Mosca non crede alle lacrime

Regia di Vladimir Mensov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mosca non crede alle lacrime

di sasso67
8 stelle

Se le gerarchie sovietiche, anziché invadere la Cecoslovacchia o l'Afghanistan o sbattere a calci nel sedere gente come Sakharov in sperdute cittadine della Siberia, ci avessero fatto conoscere commedie come questa dell'attore - regista Vladimir Menšov, forse oggi la Russia non sarebbe in mano ad un avventuriero come Putin. Ma, considerazioni di fantapolitica a parte, si deve apprezzare il tono di questo film (stavo per dire filmetto, ma dura due ore e mezzo) che non assurgerà mai al rango di capolavoro, ma certamente dà un'immagine un po' diversa ed inusuale della Mosca a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta. Se si confrontano le tecnologie in uso nell'Unione Sovietica brezneviana e quelle dell'Occidente, certo, il paragone è impietoso, ma se si va alla sostanza delle cose, la valutazione cambia: anche i giovani sovietici, nel 1958 come nel 1978 (il film si svolge in due diversi periodi, distanziati di vent'anni), anche al di là della cortina di ferro, i ragazzi degli ostelli amoreggiavano, organizzavano feste, si picchiavano, ballavano alla musica emessa dai loro registratori a nastro (tipo Geloso) e mettevano incinte le loro fidanzate. E, come in tutte le parti del mondo, una volta combinato il guaio, i giovanotti si dileguavano, lasciando la ragazzina inguaiata alle prese con il marmocchio, frutto della colpa. Questo succede a Katja, giovane studentessa d'ingegneria, che vent'anni dopo, ha allevato un'allegra e sana ragazza (l'Alexandra della canzone che fa da filo conduttore al film) ed è diventata la direttirce di una grossa fabbrica: il titolo, infatti, è un vecchio proverbio russo, secondo il quale è inutile stare a lamentarsi. La protagonista, con l'aiuto delle due amiche dei tempi del pensionato studentesco, la scombiccherata Ljudmila e la posata Tonia, riuscirà finalmente a conquistare l'amore della sua vita, l'operaio specializzato Gosha, tenero ed autoritario al tempo stesso. Il film di Menshov affronta diverse tematiche - oltre a quelle accennate, anche la piaga dell'alcolismo, di cui è vittima l'ex giocatore di hockey Sergej, marito divorziato di Ljudmila - risolvendole tutte in maniera un po' troppo semplicistica. Ma si tratta, per l'appunto, di una commedia. E ce ne fossero stati di film come questo negli ultimi anni del breznevismo... O, quanto meno, ce li avessero fatti vedere...

Cosa cambierei

Pensando dove e quando il film è stato girato, si deve ammirare il coraggio del regista, forse fin troppo debitore del cinema francese del periodo.

Vera Alentova

Brava, ma sono molto espressivi tutti gli interpreti.

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