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The Raven

Regia di James McTeigue vedi scheda film

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La recensione su The Raven

di mc 5
8 stelle

Che bella sensazione, in una di queste tiepide ed accoglienti serate di inizio primavera, entrare in una multisala infestata di schifezze, tra figli di Castellitto superdotati e coglionazzi in moto con il cranio infuocato, e scoprire un film bello asciutto, un po' old style, che ti regala 111 minuti di situazioni maledette d.o.c. La pellicola promette atmosfere gotiche e notturni angosciosi, tra ombre nascoste e passi che risuonano nel buio, ed è esattamente ciò che consegna allo spettatore. E' chiaro che non si tratta di un'opera indimenticabile, ma in questo genere di cinema conta soprattutto una cosa: saper realizzare determinate atmosfere ed alimentarne il fascino attraverso il continuo ricorso a dettagli ed indizi. Nel nostro caso ciò che seduce è la presenza costante di elementi che garantiscono il piacere di sentirsi coinvolti in un clima di mistero, di dramma a tinte fosche, di colori cupi, di minaccia incombente. Il tutto narrato secondo i criteri di un impianto classico, se non addirittura letterario. E non potrebbe essere altrimenti, dato che il protagonista assoluto della vicenda è il celeberrimo scrittore americano Edgar Allan Poe, autore che turbò i miei sonni di adolescente con tutto un immaginario cupo e malefico che veniva esplorato nei suoi romanzi. Anche se devo confessare che in realtà l'unica sua opera che ho letto, benchè forse la più famosa, è il racconto "Il pozzo e il pendolo", peraltro citato nel film in questione. Poe nacque a Boston ma a lungo visse e morì a Baltimora, città che è dunque naturale teatro della storia narrata nel film; dico questo per confessare che, curiosamente, pur essendo perfettamente consapevole della cittadinanza americana dello scrittore, mi accade spesso di immaginarlo più inglese che statunitense. Per cercare una sponda a questa mia errata ricorrente suggestione, ho appena consultato velocemente wikipedia ed ho appurato che in realtà Poe visse un importante periodo della propria esistenza in Inghilterra, dove completò gli studi inferiori e dove venne fortemente influenzato dai massimi poeti e scrittori inglesi. E anche vedendo il film sono incorso nel medesimo errore, credendo di individuare location e personaggi di matrice britannica, nonostante tutto si svolga nella solita città d'elezione di Poe, quella Baltimora nei cui confronti, mi par di capire egli nutrisse sentimenti contrastanti, suppongo condizionato dall'ossessione di non vedere adeguatamente riconosciuto il suo talento di scrittore. Sì, perchè se dobbiamo giudicare dalla caratterizzazione attribuita al personaggio, Poe visse ben pochi momenti di serenità nella sua tormentata esistenza. L'universo complesso, afflitto, inquieto e popolato di oscuri presagi che egli evocava nei suoi scritti, rispecchiava una sua intima e conclamata insoddisfazione, peraltro alimentata da disgrazie famigliari (la prima compagna gli fu prematuramente sottratta da un male incurabile) e da amori impossibili (s'innamorò perdutamente di una donna in una relazione fortemente osteggiata dal padre di lei). E allora si può comprendere come il povero Edgar trovasse spesso facile sponda nell'attaccarsi alla bottiglia. Il che non fece che alimentare il fascino (a dire il vero non privo di qualche clichè di troppo) del classico scrittore maledetto. E a chiudere il cerchio della sua vita mai pacificata sopraggiunse una fine che sembrava scritta apposta per un suo racconto: fu trovato in avanzato stato confusionale su una panchina di un parco e spirò poco dopo, senza che nessuno abbia mai potuto chiarire le circostanze che lo condussero a quella fine così misteriosa. Il film non fa luce su nessun aspetto della sua tormentata vita, ma si pone in un'ottica decisamente interessante; come in una sorta di gioco creativo, i due sceneggiatori (Hannah Shakespeare e Ben Livingston) costruiscono una storia inventatata ma non del tutto di sana pianta. Precisamente si racconta di un misterioso serial killer che mette a segno efferati omicidi (con annessa tortura) lasciando sulla scena del crimine e sui corpi degli sventurati chiari indizi agli inquirenti circa l'evidente ispirazione al materiale letterario dello stesso Poe. Ed è altrettanto curioso (stavo per dire "divertente" se non fosse che abbiamo a che fare con imprese davvero macabre) vedere il coinvolgimento di Poe nel suo collaborare attivamente alle indagini condotte dalle forze dell'ordine. Praticamente egli diviene il consulente privilegiato nelle operazioni condotte dall'ispettore incaricato Fields. L'adesione psicologica di Poe alle ricerche di polizia diventa poi qualcosa di ossessivo e disturbante per lo scrittore, a partire dal momento in cui la sua adorata Emily viene rapita dal killer e sepolta viva in un luogo imprecisato. E da quello stesso momento le indagini si trasformano in una specie di serratissima guerra dei nervi tra il killer e lo stesso Poe, nel più classico dei giochi a rimpiattino tra il gatto e il topo. Ed è proprio questa la sfida che l'ottimo regista James Mc Teigue lancia allo spettatore, in questo continuo sovrapporsi di invenzione e di brandelli di vita vera di Edgar Allan Poe, in un esercizio di stile condotto sul filo di un'appassionante "cronaca nera". In un film di questo tipo, che peraltro non ambisce a ricostruire la realtà dei fatti, quello che conta davvero è una cosa sola: riuscire ad imbastire una vicenda che sia credibile. E intendo ovviamente lo sfondo ed i personaggi. Sotto questo aspetto Mc Teigue ha assolto al suo compito in maniera impeccabile. I palazzi, le strade, i teatri, le carrozze...tutto testimonia perfettamente un'ambientazione solida e riconoscibile agli occhi dello spettatore. A questo sfondo Mc Teigue aggiunge poi quei dettagli inquietanti che fanno di un thriller gotico un prodotto dignitoso, e sotto questo aspetto non manca proprio nulla, dai corpi orrendamente violati a quei terribili corvacci che fanno davvero impressione. Merito del regista è anche quello di aver diretto un film forse non proprio autoriale, ma sicuramente di spessore, allontanando il pericolo (che effettivamente trapelava dal trailer) di un modesto b-movie travestito da "prodotto major". E d'altra parte, che Mc Teigue non sia un anonimo qualunque lo testimonia quel "V per Vendetta" che ha lasciato un segno personalissimo, quasi inaugurando un genere che peraltro nessuno è stato in grado di ripercorrere. E poi c'è un'altra carta vincente, la scelta di un cast formidabile, che esibisce una manciata d'attori davvero inappuntabili, nel cui contesto chi rischia di uscirne un po' appannato è proprio John Cusack, senz'altro bravissimo ma che ci appare a tratti vagamente spaesato. Ma forse è solo un'impressione, perchè non dobbiamo dimenticare che il personaggio è quello che è: un uomo allo sbando, privato degli affetti, schiavo dell'alcol, con qualche inclinazione al delirio, e in sostanza non sempre lucido e padrone di sè stesso. Sul resto del cast, nulla da eccepire. A partire dall'immenso Brendan Gleeson, attore talmente bravo da apparire a proprio agio ormai in qualunque ruolo. Efficacissimo e molto in parte anche Luke Evans nel granitico ruolo dell'ispettore Fields. E se la cava discretamente, nelle vesti della povera "sepolta viva", la stupenda Alice Eve, che mostra qualche talento oltre a grazia e femminilità. E vorrei chiudere con una segnalazione, solo apparentemente secondaria. Mi riferisco alle musiche: il commento sonoro di Lucas Vidal sottolinea in maniera eccellente i momenti di maggior tensione. In particolare mi piace ricordare proprio gli ultimi fotogrammi: lo spettatore vede partire una pallottola di cui viene mostrata la traiettoria. Sono pochissimi secondi, magistralmente "mixati" con l'attacco dei titoli di coda, peraltro frutto di un lavoro grafico veramente formidabile.


Voto: 8 e 1/2

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