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Cogan - Killing Them Softly

Regia di Andrew Dominik vedi scheda film

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La recensione su Cogan - Killing Them Softly

di alan smithee
8 stelle

E' bello ritrovare Andrew Dominik nel suo stile lento e sornione, un po' verboso ma complice di attese talvolta snervanti ma piu' spesso stimolanti su qualcosa che sembra stia per accadere e viene spesso rimandato; il Dominik di quel riuscito Jesse James insomma, ora di nuovo con Brad Pitt - qui stavolta pure produttore e fisicamente in forma smagliante e senza consuete occhiaie - a rivestire il ruolo principale di Cogan, saggio, posato, riflessivo e salutista killer che pianifica prima ancora di agire, a differenza di molti altri colleghi che infatti finiscono inesorabilmente rigidi e freddi in una desolante cella mortuaria.
Si rivolgono al protagonista i membri di una associazione a delinquere dopo che due furfanti dilettanti hanno fatto irruzione presso una bisca clandestina da loro gestita, sottraendo tutta la refurtiva, e intenzionalmente emulando un episodio gia' avvenuto poco prima, pianificato quella volta dal laido Mark Trattman (un meraviglioso Ray Liotta), lo stesso gestore della bisca in evidente intento doppiogiochista e truffaldino. Cogan pianifica tutto il da farsi con una meticolosita' che potrebbe definirsi cristallina: far fuori i due responsabili piu' l'ideatore, presto individuati vista l'organizzazione dilettantesca che caratterizza i loro piani scombinati, ma pure il viscido gestore della bisca, impunito per la precedente azione, in modo che il suo sacrificio serva da monito per altri eventuali tentativi di rapina per l'avvenire.
Il killer arriva pure a decidere di sub-appaltare meta' dell'incarico ad un famoso killer ora un po' in ribasso e fuori forma, con seri problemi familiari, ma proprio per questo meno caro delle sue quotazioni abituali (la crisi evidentemente non conosce eccezioni e non fa sconti a nessuno!); questo perche' egli conosce l'ideatore del piano e non gli va di sentirsi riconosciuto, supplicato a concedere la grazia; non gli va di sentire supplicare un uomo che sta per morire, ne' sentirgli invocare la madre, vedere che si piscia nei calzoni.
In un'America di quattro anni orsono, devastata da una crisi senza precedenti, che spera nell'elezione del nuovo presidente come nell'arrivo di un messia salvifico e miracoloso (ma Cogan e' molto scettico sui discorsi di un Obama in odore di elezione), anche la malavita cerca di agire sotto tono, risparmiando risorse, minimizzando le azioni criminose al minimo indispensabile per non dare nell'occhio.
Il film, in concorso a Cannes 2012, e' girato molto bene, con un dialogo molto curato, ironico e spiazzante; un cast tutto maschile di gran classe in cui un Ray Liotta martirizzato dall'inizio alla fine giganteggia sui pur impeccabili Richard Jenkins e James Gandolfini, quest'ultimo enorme e ributtante piu' che mai.
Scene d'azione ridotte al minimo ma di gran classe, con la "cronaca di una morte annunciata" di Trattman girata in un lungo ralenti che ricorda molto lo stile "peckimpahiano", forse un po' troppo virato all'eleganza sfrontata, ma di indubbia presa emotiva e visiva.  Una vicenda il cui epilogo e' gia' scritto nella testa organizzata e previdente del saggio killer. Un fuorilegge a suo modo preparato e maturo, che sa che e' inutile che qualcuno, anche motivato dalla piu' entusiasta buona fede come il futuro presidente Obama, predichi che l'America e' un popolo unito e solidale, quasi un'associazione coesa di idee e pensieri convergenti: in realta' gli Stati Uniti sono, per Dominik tramite il suo Cogan, ora piu' che mai il territorio dell'individualismo sfrenato e della corsa ad ostacoli per un successo da raggiungere ad ogni costo, una meta sempre piu' difficile da fare propria ma che, se raggiunta, e' conquistata inevitabilmente a spese di qualcun'altro, proprio come fa un killer che si arricchisce sulle spalle delle sue vittime inermi, eliminate in questo caso con cura in modo "soft", con tecniche discrete, indolori, repentine e programmate nei minimi dettagli. Con la professionalita' tutta americana di chi si prepara a fondo per raggiungere il suo scopo.

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