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The Tomorrow Series - Il domani che verrà

Regia di Stuart Beattie vedi scheda film

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La recensione su The Tomorrow Series - Il domani che verrà

di mc 5
2 stelle

Delle uscite dello scorso weekend, il film di cui andiamo a parlare era il secondo quanto a sforzo distributivo, avendo esso occupato la quasi totalità delle multisale nazionali. Cotanta aggressività commerciale aveva generato nel sottoscritto una notevole curiosità. Spiace dirlo, ma tanta aspettativa è stata duramente punita da un film decisamente inaccettabile. Ma se è vero che esiste una giustizia, stavolta essa ha fatto il suo corso, determinando un clamoroso flop. Non vorrei apparire inutilmente crudele, ma mi dà un senso di soddisfazione il riscontrare come questa burletta non compaia nemmeno nella top ten dei film più visti nell'ultimo weekend. Si tratta di un'opera per molti versi irritante, che coniuga uno stile di recitazione da telefilm (ineccepibile se collocato in ambito televisivo) con uno script assolutamente improponibile. Ma diamo a Cesare ciò che è di Cesare, e diciamo che in realtà è l'adattamento di un best seller che in Australia ha fatto sfracelli, anzi per la verità si tratta di una collana di sette libri, e a questo punto è evidente la minaccia di un temibile sequel, anche se il flop italiano ci lascia qualche speranza di scampare a questa condanna. Tra i (tanti) fattori sconfortanti del film, c'è una certa ambizione che affiora durante la visione, il film insomma vorrebbe proporsi come come una specie di cult giovanile, anche se poi finisce per rivelarsi per quello che è: un prodotto banalmente studiato a tavolino con l'idea di un target che va dalle ragazzine di "Twilight" alle coppiette di fidanzatini che vanno al cinema alla ricerca  di un "brividino", in ogni caso un pubblico di bocca buona. Come più d'un critico ha fatto notare, il film si distingue per una fastidiosa vena paranoica che blinda la pellicola contro qualunque cenno di ironia, con l'effetto di creare un clima tra il nervoso e l'ansiogeno che appare subito sovraddimensionato rispetto al ridicolo dipanarsi di eventi uno meno plausibile dell'altro. In altri termini: il film si prende troppo sul serio. Detto della palese inverosimiglianza, l'aspetto forse più disturbante è la definizione delle varie personalità. Le psicologie dei sette personaggi protagonisti sono qualcosa di spassoso, nella loro prevedibile banalità, che persegue schemi abusatissimi e caratteri tagliati clamorosamente con l'accetta, poco più che autentiche macchiette. E tutto ciò non mi indignerebbe se si trattasse di un onesto b-movie, ma qui il problema è che siamo di fronte ad una produzione che ambisce a scalare il box office. Brevemente, la trama. Siamo in terra australiana e sette giovani decidono, poco prima delle riapertura delle scuole, di celebrare il passaggio dalla giovinezza adolescenziale all'età delle scelte e della consapevolezza, intraprendendo assieme l'avventura di un campeggio. Nessuno può negare che questo incipit coincide alla perfezione con quello di decine di pellicole teen-horror. La classica scampagnata di un pugno di deficienti che verranno presto decimati dal solito mostro-killer disturbato e reso tale dal consueto trauma infantile. Fosse davvero questa l'evoluzione, il tutto sarebbe scontato ma almeno divertente. No. Qui dietro l'angolo c'è la pretesa autoriale, la vocazione a "fare sul serio". Niente cinema di genere, dunque, ma attitudine a dramma e paranoia, con tasso di ironia zero. Il suddetto campeggio non supera (cinematograficamente parlando) il primo quarto d'ora (che è poi di fatto la sola porzione salvabile del film), I ragazzi fanno dunque ritorno nella loro cittadina australiana ma devono subito fare i conti con una realtà allucinante: mentre loro stavano ad amoreggiare e a farsi le canne, una misteriosa forza militare presumibilmente orientale (ORIENTALE?!!!) ha occupato la città, sequestrandone la popolazione e istituendo dei veri e propri lager. Tutto quello che segue verte sui sette ragazzi nascosti che sfidano questo nemico ignoto attraverso molteplici azioni di guerriglia. Una puttanata, ne converrete. Quanto al cast, mi limiterò a dire che questo genere d'attori sarebbe PERFETTO per un serial tv, ma in un lungometraggio con qualche pretesa ci fanno (tutti) una figura imbarazzante. Ah, dimenticavo. Le suddette azioni di guerriglia si accompagnano puntualmente ad esplosioni, distruzioni di automezzi e quant'altro, di cui il sonoro esalta la percezione auditiva fin quasi a sfondare i timpani. Ora, assodato che il film in sè è null'altro che una cupa barzelletta, bisogna però riconoscere che due cose di certo non gli fanno difetto: 1) il ritmo incalzante (pure troppo)  2) il taglio realistico. E qui dobbiamo ragionare un attimo. La scelta registica di imboccare (col supporto generoso dell'effetto audio) la via del realismo (cioè di proporre le numerose scene action come se il pubblico le vivesse "in diretta") genera una sorta di subdolo corto circuito con una sceneggiatura che è prima di tutto balorda e improponibile. Faccio un passo indietro e riprendo un aspetto cui ho già accennato. Le psicologie dei sette personaggi sono assortite in modo tale da produrre effetti di umorismo involontario. Abbiamo un energumeno di origine greca che sembra il fratello scemo di Vin Diesel (però coi capelli). Poi c'è una ciellina devota e timorata di Dio che è una delle macchiette più ridicole mai viste al cinema. Si prosegue con un tailandese che deve dimostrare di non essere tonto (però la faccia è da tonto). Incredibile poi la "bellona di città": relegata dagli sceneggiatori ad una macchietta da "brutta anatroccola" che fa a pugni con un fisico da pin up. E i dialoghi? mamma mia, preferisco sorvolare su questo aspetto desolante. Per farla breve, siamo ben oltre il grottesco: dei ragazzotti con delle teste equiparabili a quelle dei protagonisti di un film di Moccia, con però sullo sfondo una vicenda drammatica quanto improbabile. Se volete affrontare questa storia di giovani afrori e di giovani ribelli, accomodatevi pure. Per quanto mi riguarda: file under "film di cacca".
Voto: 3

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