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Tre uomini e una pecora

Regia di Stephan Elliott vedi scheda film

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La recensione su Tre uomini e una pecora

di canaja
4 stelle


Una volta erano scuole, discoteche, piazze e quant'altro, mentre oggi la nuova frontiera dello spaccio -e del consumo massiccio- di stupefacenti sembra essere il matrimonio con tutto quello che gli gira intorno, almeno stando a quanto ci viene proposto al cinema in questi ultimi tempi.

Stephan Elliott (regista di Priscilla, la regina del deserto) e Dean Craig (sceneggiatore di Funeral Party) ci propongono una versione anglo-australiana della classica commedia sguaiata e triviale, tornata tanto in voga dopo il successo di Una notte da leoni.

Gli ingredienti di questa grossolana pellicola sono presto detti: quattro amici bizzarri dei quali uno sta per sposarsi, un addio al celibato tossico-alcolico con annesse molestie ad un povero incolpevole animale, uno spacciatore depresso, un ovino imbottito di coca, la madre della sposa imbottita di coca, gli amici imbottiti di coca e, per non farci mancare niente, pericolose decorazioni nuziali rotolanti.

Non che si dovessero avere grosse aspettative riguardo questo Tre uomini e una pecora (un montone, a voler essere precisi), ma la pochezza di idee e la gestione approssimativa dei tempi comici condizionano anche quel minimo di motivazione che poteva spingere alla visione. Infelice la scelta del cast al quale mancano facce e corpi appropriati, ma è soprattutto la storia a difettare in quelle che sono le caratteristiche fondamentali di questo genere di commedia: l’imbarazzo e la cattiveria.

Tutte le situazioni assurde e volgari che dovrebbero far ridere mettendo a disagio i protagonisti (nudità inappropriate, respirazione bocca-a-muso col montone, maschere sadomaso che non si tolgono e tanto altro…) non ottengono mai completamente l’effetto voluto a causa della loro prevedibilità (o almeno non hanno funzionato con me, mentre devo riconoscere che in sala ci sono stati anche momenti di grasse risate). Di vera cattiveria e politicamente scorretto non c’è quasi traccia, prevalgono invece la farsa sboccata e il pecoreccio (termine decisamente appropriato!). Prevedibilmente la vicenda si conclude nel migliore dei modi per i protagonisti.

Attendo con ansia il prossimo invito ad un matrimonio per verificare di persona quanto il cinema sia influenzato dalla realtà… sperando che non sia viceversa!

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