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Il paese delle spose infelici

Regia di Pippo Mezzapesa vedi scheda film

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La recensione su Il paese delle spose infelici

di leporello
8 stelle

E’ proprio un bell’esordio nel lungometraggio quello dell’ennesimo pugliese alla riscossa Pippo Mezzapesa. C’è un’ intrigante atmosfera dolceamara in tutto il film, il senso di contrapposizione tra vita e morte, il vento che accarezza il grano e subito dietro ciminiere fumanti, gasdotti venefici… La malinconia quasi tragicamente ineluttabile del contesto socio-ambientale in cui si muove la vicenda tenta, aggressiva, di scalfire i vitalissimi protagonisti, per niente rassegnati o passivi, il cui impulso a sopravviverle è così forte da arrivare quasi a trascenderla.  E’ un film molto spirituale, angelico. La stessa Annalisa entra in scena volando (“Il cielo sopra Bitonto”, si potrebbe dire…) e angeli sono Veleno E Zazà che la recuperano dal suo torpore e la restituiscono alla vita sino a quel momento  rimasta in sospensione.  Il piccolo calcio di provincia col quale Mezzapesa si era già brillantemente cimentato, fangoso e frizzante, spiritoso e tragico, gioco e missione di speranza insieme, è il viatico per rinunciare a tante parole, in un film molto poco dialogato dove a parlare (e con quanta intensità!) sono i gesti, gli sguardi, i volti di questi ragazzini sorprendentemente bravi, evidentemente a loro agio col regista, abile a sua volta a non cadere nei tranelli in cui cadono spesso i cineasti che ricorrono malamente ad attori in erba non professionisti col pretesto di dare “credibilità” alla storia. Un’affascinante Aylina Prandi (che dimostra nel film la metà degli anni che porta) guida per mano Nicolas Orzella e Luca Schipani nella classica triangolazione amorosa, qui però condita di sapori tutti particolari, interpretando un personaggio davvero speciale (“Madonna randagia” è l’epiteto più gettonato per descriverla) aggiudicandosi l’ultima, poeticissima battuta della pellicola: “Fatti morbido, Vele’!”. Alcune scene sono di cinema autoriale di grandissimo livello: la scena del Tagadà, ad esempio, al centro un’imperturbabile Annalisa impegnata in un sofferto autocontrollo, sfidando il mondo che le gira intorno vorticoso. O la carinissima scena del sole preso sulla sdraio, lei ad occhi chiusi e gli occhi di loro due solo per lei. Se una delle pochissime copie con cui Fandango lo distribuisce passa dalle vostre parti, non perdetelo.

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