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The Lady

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su The Lady

di leporello
4 stelle

Somiglianze….

1)      Intanto, la birra: difficile non restare confusi quando ti chiedono se “The Lady” sia un film sulla Peroni Sans Souci… Hai voglia a ripeterglielo due o tre volte, scandendo le sillabe, ma se con l’accento non te la cavi più di tanto e se il birmano non lo padroneggi bene (e non  così bene come la brava Michelle Yeoh, che il birmano se l’è invece studiato a fondo e con profitto), quello capisce sempre che è un film sulla birra. In compenso la brava tigrodragonica Yeoh assomiglia proprio alla Sansucì quella vera (risolviamo scrivendolo  in veneto, e non se ne parli più).

2)      Il marito della Sansucì (David Thewlis) assomiglia a Pluto. Non quello di Topolino, ma quello dei Genesis, il bassista. E assomiglia molto anche a suo fratello gemello, così tanto che nemmeno IMDB è in grado di dirci se sia bastato un attore solo per farli tutti e due (marito e cognato), ma soprattutto se sia stato eventualmente un volgare escamotage per risparmiare sul budget.

3)      Il feroce dittatore militare birmano è invece un’inquietante sosia di Rocky Roberts in versione indocinese: “Con tute le ragasse sonno triméndo”, ma anche con gli altri non scherza poi mica…

4)      I figli della Sansucì e di Pluto assomigliano: il grande ad un mediano di mischia di una blasonata squadra di rugby neozelandese; il piccolo a un qualche nipotino picchiatello di Bruce Lee votato ad un precoce rincoglionimento da I-Pad prossimo venturo. Nessuno dei due, comunque, assomiglia minimamente ad un ibrido anglo-birmano (forse, chissà, anche qui problemi di budget…).

5)      Infine il film, che parte con una manciata di inquadrature favolistiche rubate al Libro della Jungla (immagini dall’Eden spedite da Rangoon), e che per il resto assomiglia in tutto e per tutto ad un soap-opera nordamericana: stesso taglio, stesso ritmo, stesse banalità di dialoghi e atteggiamenti, stesso saltabeccare da un Forrester all’altro, su e giù per i continenti, alla ricerca della facile emozione (dio mio, gli abbracci dei quattro ogni volta che si incontrano!!!), senza peraltro che nessuna emozione giunga mai da nessuna parte. C’era forse da aspettarselo che Besson non fosse il regista giusto per un biopic di stampo politico, visto che le sue cose migliori sono così lontane da un film del genere. Però era lecito aspettarsi qualcosa di più che non una pellicola buona giusto per farci fermentare la birra.
Salute.

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