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Le Idi di Marzo

Regia di George Clooney vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le Idi di Marzo

di laulilla
8 stelle

Le Idi di marzo, ovvero il tradimento degli ideali nel complesso gioco del potere.

Il titolo classico di questo film riporta alla memoria  la morte di di Giulio Cesare ad opera dei congiurati che lo stavano attendendo, per pugnalarlo, all’ingresso del Senato. Fra loro Bruto, l’amato figlio adottivo da allora diventato il traditore per antonomasia. Va detto, però che Bruto ha goduto di fama migliore: il tirannicida, l’eroe della libertà, colui che invano, ma generosamente, aveva cercato di difendere le libertà repubblicane.

 

La riesumazione di questi fatti, evidente dal titolo di questo bel film, ci trasporta, però in un luogo lontano nello spazio e nel tempo, visto che siamo nell’Ohio, durante le elezioni primarie per la candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti del democratico Mike Morris (George Clooney, che è anche regista del film).

 

Mike Morris è un candidato saldamente ancorato ai valori della Costituzione americana, sanamente laico – vorrebbe garantire ai credenti di ciascuna fede il pieno godimento dei rispettivi diritti –  nonché progressista, soprattutto molto aperto sul tema delle conquiste civili: è contrario alla pena di morte, mentre è favorevole all’allargamento delle libertà per i gay…

 

Non tutto il partito democratico era con lui: il timore era che quelle sue posizioni, politicamente giuste e corrette, compromettessero la prospettiva della  vittoria finale in uno stato, l’Ohio, cheaveva la fama di essere quello il cui elettorato, attraverso le primarie, prefigurava l’esito delle presidenziali con una certezza quasi matematica.

 

Il suo staff, a sua volta era spaccato: il nodo cruciale delle primarie poteva essere affrontato in due modi: appoggiando l’uomo forte dell’altro schieramento del partito democratico, ciò che Morris non vorrebbe assolutamente fare, oppure scommettendo sulla novità costituita proprio dal suo radicalismo senza compromessi, ciò che gli attirerebbe, secondo lui, la simpatia di categorie di popolazione che non si era mai lasciata coinvolgere dalla passione politica, i giovani soprattutto.

 

In ogni caso, proprio la difficoltà del momento, insieme alla presenza di un sistema di informazione fondato sul sensazionalismo e pronto a diventare una vera macchina del fango, avrebbero consigliato la massima prudenza del dire e del fare, da parte di tutti, candidato e staff, ciò che non sarebbe avvenuto.

 

 

 

 

 

L’andamento da thriller del film non mi consente di aggiungere altro.

Qualcuno avrebbe tradito – le Idi di marzo! – per ambizione personale o per disillusione profonda nei confronti di un mondo in cui la spinta ideale era soffocata dalla sete di potere, a cui nessuno sembrava sfuggire.

Il film si interroga sui rapporti fra politica - che è prassi e perciò costretta a confrontarsi con una realtà spesso sorda agli ideali - ed etica - che in quanto teoria

rischia di rimanere travolta da esigenze più prosaiche, ma a loro volta, profonde.

 

Il film è condotto in modo, a mio avviso, ineccepibile: asciutto e senza retorica il racconto; acuta l’indagine dei comportamenti dei diversi protagonisti, ognuno dei quali è portatore di una parte di verità.

Nessuno è buono, ma nessuno è cattivo: forse qualcuno è meno peggio di altri, ma tutti sono uomini e donne assolutamente imperfetti.

Belle interpretazioni di Clooney, di Philip Seymour Hoffman e di Paul Giamatti; altrettanto eccellenti gli altri attori: Ryan Goslin e le due donne, la stagista e la giornalista, attrici perfette per le due parti tanto ambigue quanto difficili.

Forse, ma questa è una mia riflessione a margine, la sete di potere e la smisurata ambizione potrebbero essere maggiormente contenute da un sistema politico in cui meno sia presente la personalizzazione dello scontro.

 

 

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