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Le Idi di Marzo

Regia di George Clooney vedi scheda film

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La recensione su Le Idi di Marzo

di FilmTv Rivista
6 stelle

Il governatore Clooney è a un passo dalla Casa Bianca. Deve solo convincere un potente senatore a stare dalla sua parte, e ogni uomo ha un prezzo. Non la pensa così Ryan Gosling, genietto della comunicazione allievo di Philip Seymour Hoffmann, responsabile della campagna elettorale. Lui è giovane, ancora puro, idealista...Finché non ha una liason con una stagista, Evan Rachel Wood, e finché una giornalista senza scrupoli, Marisa Tomei, non gli mostra come è fatto il mondo. Infine, lo stesso governatore entra a gamba tesa nella vicenda politico/sentimentale facendo crollare il castello di carte dell'etica. Un film irraccontabile Le Idi di Marzo, diretto da George Clooney omaggiando i classici del cinema politico anni 70 e ispirandosi alla pièce teatrale Farragut North di Beau Willimon. Una sceneggiatura stratificata e un cast magnifico che entra ed esce di scena lasciandosi dietro un affascinante alone di mistero. La politica è una cosa sporca, baby, ma non c'è alcun qualunquismo, perchè Le Idi di Marzo non è solo un film sulle congiure di palazzo o di bottega e sulla doppia morale che non fa prigionieri (appartiene a tutti: repubblicani, democratici, Destra, Sinistra...). È, invece, un (sotto)testo shakespeariano dove uomini e donne lottano contro le passioni, l'avidità, la superbia, sempre inutilmente. Sono, invece, schiavi del potere, quello fugacemente reale e quello eternamente illusorio, che fa loro vendere l'anima lavandosi la coscienza al bancone del bar, con un bicchiere di whisky. A chi la parte del diavolo nella (dis)umana e poco divina commedia? Bella intuizione di Clooney, che ribalta il monoteismo del Faust: Mefistofele è un po' tutti, tranne forse la vittima sacrificale che però si immola sull'altare del drago. Il personaggio chiave è quello di Hoffmann (buono? cattivo?) perché per lui il concetto di lealtà è morboso e rispettato a dismisura. Ma ha un fare ugualmente ambiguo, come il moralista che si erge a censore per mascherare la propria perversione. Gosling, infine: nel mezzo del cammin della sua vita si ritrovò per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. L'occhiata finale (in verità iniziale) ci fa capire che in quell'oscurità si trova benissimo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 50 del 2011

Autore: Mauro Gervasini

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