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Faust

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Faust

di ed wood
8 stelle

A parole, Faust chiude la "Tetralogia del Potere", iniziata oltre 10 anni fa da Sokurov con Moloch e proseguita con Toro e Sole. Nei fatti, invece, credo che quest'ultima fatica del controverso autore russo si distanzi notevolmente dalle precedenti tre e si riallacci, semmai, ad "Arca Russa". Il sistema binario dei protagonisti e il loro percorso "esplorativo" è condiviso da entrambe le opere. In "Arca Russa", una voce fuori campo si accompagnava ad un odioso intellettuale europeo nel viaggio attraverso i saloni dell'Ermitage, sfarzosa allegoria della Storia russa; qui, invece, sono la Scienza e il Diavolo, nelle loro personificazioni, a passeggiare attraverso gli orrori della coscienza, per svelarne l'abisso di perversione fomentato dall'ambizione, dal desiderio e dal romantico ottocentesco "anelito all'infinito". Dal punto di vista figurativo, è un film splendido, di quelli capaci di rifondare un immaginario e di rimanere impressi nella memoria con la sola forza espressiva delle loro immagini. Le scelte cromatiche, l'utilizzo versatile, straniante, simbolista della luce, l'alternanza fra inquadrature composte ed altre distorte, fra momenti "filmici" ed altri "pittorici", la distorsione focale dei primissimi piani reinventano in un colpo solo il concetto di espressionismo cinematografico. Quello che impedisce a Faust di qualificarsi come capolavoro assoluto si ritrova semmai sul versante tematico: forse qualche eccesso nei dialoghi, forse una trama che meritava di essere maggiormente asciugata, forse qualche divagazione di troppo, o qualche irrisolto passaggio all'insegna di un grottesco truculento...tutti elementi che lasciano qua e là perplessi, frenando un po' l'entusiasmo. Una seconda visione potrebbe fornire nuovi spunti per la comprensione di un testo complesso, affascinante, che racchiude riflessioni abissali sull'Uomo e sul suo posto su questo pianeta: un testo che pochi altri registi viventi avrebbero potuto sviscerare e ricondurre alla propria poetica come ha fatto Sokurov.

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