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È stato il figlio

Regia di Daniele Ciprì vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su È stato il figlio

di Carlo Ceruti
8 stelle

"E' stato il figlio" è un interessante, satirico ed incisivo film d'impegno civile, che fa ben sperare nel cinema italiano (difatti la sala era semivuota).
Ciprì analizza la vita di una famiglia sottoproletaria siciliana, che vive in un quartiere triste ed angusto. Il padre lavora in un cantiere navale ed a suo carico ha cinque persone, tra cui due figli. Un giorno la figlioletta muore e la famiglia intravede la fortuna quando ha la possibilità di ricevere un rimborso dallo stato di ben duecentoventi milioni. Rimborso che sarà anche la loro rovina.
Ciprì ha il coraggio di rompere con alcuni schemi abusati del cinema d'impegno civile italiano e ci mostra un sottoproletariato sgradevole, esibizionista, ignorante, violento e consumista. La pietà che si prova inizialmente per la loro disagiata condizione sociale, scompare immediatamente quando la famiglia strumentalizza la morte della figlia per incassare una lauta somma di denaro e mostrare così al quartiere dove vivono che non sono più i poveracci di sempre, ma si sono arricchiti, che sono migliorati, che sono diventati come chi li sfrutta. Difatti la prima cosa che pensano di comprare quando ricevono il denaro è una lussuosa quanto inutile automobile che diviene per la famiglia il perno delle loro speranze e del loro prestigio sociale. Memorabili sono i volti della famiglia quando mette piede nella macchina, quando il capofamiglia la fa benedire dal sacerdote di sua fiducia (pagandolo lautamente), il modo del padre di accudire l'automobile con un attenzione maniacale (più di quanto avesse accudito la figlia) e quando il padre pesta il figlio perché ha fatto un graffio alla macchina.
Il racconto si svolge una trentina d'anni fa, ma attraverso esso viene fuori anche un ritratto lucido ed amaro del presente triste ed incerto in cui viviamo, in cui conta, nonostante tutto, più l'apparire che l'essere.
Per rappresentare la storia Ciprì usa la lente del grottesco e dell'esagerazione e la usa così lucidamente come non si vedeva dai tempi di Elio Petri. Circonda il film di facce giuste e (attraverso un intelligente uso del trucco e dei primi piani) cerca di far somigliare i suoi personaggi a dei mostri assurdi, arraffoni ed ingiustificabili.
Memorabile Toni Servillo nel ruolo del capofamiglia che, attraverso una recitazione sopra le righe, riesce ad essere intenso ed incisivo ma anche gli altri attori restano impressi (uno su tutti l'usuraio sorridente che ama la musica).
Alla fine si prova un misto di pietà e disprezzo per la famiglia protagonista. Pietà per la loro ignoranza e la loro mentalità e disprezzo perché riesce ad essere capace di far arrestare il figlio improduttivo pur di mantenere il benessere ed il prestigio che tanto agognano.
Per il resto, la storia coinvolge dall'inizio alla fine e scatena un'amara riflessione sulle condizioni e sulla mentalità dell'Italiano medio di oggi e di ieri.
Una vera resurrezione del nostro cinema.
Tabellino dei punteggi di Film Tv humor:1 ritmo:3 impegno:3 tensione:2

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