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Un giorno questo dolore ti sarà utile

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Un giorno questo dolore ti sarà utile

di alan smithee
7 stelle

"Mi piacciono molto i musei: sono uno dei pochi posti rimasti in cui nessuno cerca di venderti qualcosa". Parole sante, pronunciate nella mente del giovane James Sveck poco prima di cacciarsi nel culmine di un mare di guai che lo bollera' per diversi anni come un giovane inqueto disadattato.

Peter Cameron e' uno degli scrittori contemporanei che preferisco.

Poco prolifico (quattro romanzi in tutto), conciso ma potente e profondo nel percepire e rendere il disagio della diversita', la consapevolezza e il coraggio di non volersi uniformare ad un comportamento di massa che non si condivide e ti rende automaticamente un alieno tra la folla.

Il giovane James lavora nel bizzarro atelier d'arte della madre in attesa di iniziare (controvoglia) a frequentare il primo anno di universita'. Intelligente e sensibile ma considerato unanimemente un disadattato dagli stessi separati e superficiali genitori, James e' un solitario segretamente infatuato dell'annoiato avvenente collaboratore nero della  genitrice, ma proprio quando prova a dichiararsi a quest'ultimo finisce per isolarsi anche da quest'ultimo. Meno male che c'e' una nonna brillante e comprensiva, e una psicologa dai metodi alternativi che funziona piu' di quanto non si possa pensare. E poi c'e' il tempo, che scorre e porta via le persone care ma anche i guai e i pasticci commessi dall'incauto sincero giovinastro.

Attendevo con una certa impazienza questo adattamento dal bellissimo romanzo omonimo e la notizia insolita di Faenza in cabina di regia mi ha lasciato fino a poche ore fa piuttosto interdetto. Non amo alla follia questo pur impegnato e volitivo regista italiano - non nuovo ad adattamenti da romanzi famosi - soprattutto quando affronta tematiche inerenti la psicanalisi (ho trovato davvero tremendo sia Prendimi l'anima sia L'insolito caso dell'infedele Klara) e non capivo cosa avesse da spartire con Cameron il regista del bel film di costume I Vicere'. Ma l'eccletismo e' un valore da non sottovalutare e il ritorno negli States di Faenza dopo quasi un trentennio dal dinamico polar Copkiller si puo' a mio avviso definire riuscito. In effetti provando ad immaginare da lettore un adattamento cinematografico del romanzo (lo faccio sempre con ogni libro che leggo, arrivando persino a scegliere un immaginario cast di interpreti ed un regista che tenga le redini del mio personale immaginario adattamento), il risultato di questo film non si discosta molto dalla mia personale ipotetica versione. Certo il giovane protagonista Toby Regbo (comunque intenso e piacevole) e' fin troppo bello, troppo "Dorian Gray" e troppo poco ironico e pungente per riprendere fedelmente il protagonista dell'opera di Cameron; ma il carattere di fondo c'e', i personaggi di contorno (un gran bel cast capitanato da una Marcia Gay Harden sempre superlativa) sono molto aderenti a quelli della pagina scritta; il senso di disagio e la fiera titubanza ad omologarsi alla superficiale stupidita' diffusa da parte del protagonista sono in linea con la sostanza del libro. Se dunque bisogna soffrire in questo mondo fatto di castelli di fumo, in questa giungla popolata di venditori di assurdita' (vedasi gli emblematici bidoni della rumenta spacciati per sofisticata arte moderna della inquietante esposizione della madre di James), allora speriamo davvero che questo dolore ci serva per costruirci la corrazza protettiva contro la vacuita' dilagante e contagiosa che sembra ormai indispensabile, inevitabile, necessaria.

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