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La morte corre sul fiume

Regia di Charles Laughton vedi scheda film

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La recensione su La morte corre sul fiume

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10 Memorabile esordio alla regia dell'attore inglese Charles Laughton, rimasto purtroppo la sua opera unica a causa dell'accoglienza negativa da parte del pubblico; con il passare degli anni, tuttavia, si è guadagnato uno status di cult-movie che nessuno può rimettere in discussione (e nel recente sondaggio sui migliori film di tutti i tempi dei Cahiers du cinéma, si è piazzato addirittura in seconda posizione, dopo Quarto potere). Il titolo originale, "La notte del cacciatore", è molto più bello e suggestivo di quello italiano, piuttosto banale, che richiama un altro film intitolato "Il terrore corre sul filo". Si tratta di una fiaba gotica con riferimenti visivi all'Espressionismo e al cinema di Griffith, in cui il folle predicatore Harry Powell sposa una giovane vedova per impadronirsi del denaro rubato dal suo ex-marito, che era stato condannato a morte e aveva rivelato il nascondiglio dei soldi soltanto ai due figlioletti, che, compresa la vera natura omicida di Powell, fuggono lungo il fiume per mettersi in salvo. E' uno splendido racconto dove l'immagine ha sempre la supremazia sulla parola, nonostante che Laughton fosse un esordiente dietro la macchina da presa (alcuni sostengono che l'originalità della regia sia dovuta anche al grande direttore della fotografia Stanley Cortez, che avrebbe lavorato a stretto contatto con Laughton). La sceneggiatura di James Agee si destreggia con abilità fra thriller, alcune punte di horror e gustosi risvolti ironici; l'interpretazione di Robert Mitchum è probabilmente la migliore di tutta la sua carriera, una grandiosa personificazione del male che l'attore non riuscirà a replicare con lo stesso successo in Cape fear. Le immagini insolite, quasi surrealiste come il cadavere di Shelley Winters nell'acqua, i primi piani degli animali nelle scene dell'attraversamento del fiume contribuiscono a creare un'atmosfera onirica, quasi allucinata che testimonia della potenza fantastica del cinema proprio mentre Laughton si sforza di omaggiare il cinema muto, quello dove l'immagine era sovrana. Il rischio di un film del genere è quello di cadere nell'iperbole e nella caricatura, ma Laughton è riuscito ad evitarlo grazie alla sua sensibilità visiva e all'abile dosaggio drammaturgico di una sceneggiatura che riesce a rendere verosimile l'ossessione puritana del pastore protestante (e il film può essere visto come un attacco contro gli eccessi del Puritanesimo che spesso inquina l'animo dell'americano medio). Un film unico, che molti hanno provato ad imitare senza raggiungere la magia del suo stile.

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