Espandi menu
cerca
Morte a Venezia

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

angelina

angelina

Iscritto dal 4 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 40
  • Post 19
  • Recensioni 49
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Morte a Venezia

di angelina
10 stelle


"Eccolo ancora una volta davanti a lui,l'approdo indescrivibile,l'abbagliante insieme di fantastiche costruzioni che la Serenissima offriva allo sguardo ammirato del navigatore in arrivo:la meraviglia lieve del Palazzo e il Ponte dei Sospiri,le due colonne sulla riva col leone e il santo,il fianco splendente del tempio favoloso,la prospettiva dell'arco e dell'orologio dei Mori;e guardando riflettè che giungere a Venezia col treno,dalla stazione,era come entrare in un palazzo dalla porta di servizio,e che in nessun altro modo se non per nave,dall'ampio mare,come lui ora,si sarebbe dovuto porre piede nella città inverosimile tra tutte."
Thomas Mann "Der Tod in Venedig" 1912


Il famoso musicista Gustav Aschenbach (Dirk Bogarde), in crisi artistica e spirituale,giunge a Venezia per trascorrere un periodo di riposo al lussuoso Hotel Des Bains.
Ricevuto con ossequiosa deferenza dal direttore dell'albergo (Romolo Valli),dopo essersi attardato in camera dove bacia con devozione le foto di una giovane,bellissima donna e di una bambina,la moglie e la figlia che ha perduto,scende nella hall dove la sua attenzione è attirata da una famiglia polacca,tra cui spicca un adolescente di mirabile e arcaica bellezza.
"Era un gruppo di adolescenti o poco più che tali,raccolta intorno a un tavolo di vimini,sotto la sorveglianza di un'istitutrice o dama di compagnia che fosse:tre giovinette che mostravano dai quindici ai diciassette anni di età,e un ragazzo dai capelli lunghi sui quattordici anni.Aschenbach notò con meraviglia la bellezza perfetta di quest'ultimo.Il volto pallido e gentilmente assorto,incorniciato dai capelli biondi,la linea schietta del naso,la bocca vezzosa,l'espressione soave e divina di gravità,ricordavano le sculture greche dell'epoca aurea."
Il giorno dopo,in spiaggia,il musicista rivede il ragazzo,chiamato a gran voce dalla madre (Silvana Mangano),elegante e bellissima e dalla governante (Nora Ricci).Il suo nome è Tadzio (Bjorn Andresen).
Più tardi,in ascensore,lo incontra nuovamente,circondato da un gruppo di chiassosi coetanei e uno sguardo di fuggevole interesse incrocia quello di Aschenbach,che ne rimane colpito.
Consapevole del suo profondo turbamento,il musicista decide di anticipare il suo ritorno a Monaco di Baviera.
Ma una banale contrattempo,il baule che per errore viene spedito a Como,costringono Aschenbach a modificare il suo programma,quasi un segno inequivocabile del destino,accolto da un intimo sollievo; riprende dunque il vaporetto per fare ritorno al Lido.
".....Egli respirava a lunghe boccate,piene di dolorosa dolcezza,l'atmosfera della città,quel lieve sentore putrido di mare e di palude.Quello stesso da cui aveva voluto fuggire tanto in fretta..."
Riprendono con frequenza i fuggevoli incontri con Tadzio,gli sguardi e i lievi sorrisi, e nel profondo del suo cuore,Aschenbach comprende "che solo per Tadzio aveva tanto sofferto partendo."
Prende l'abitudine di seguirlo nelle sue passeggiate lungo le calli di Venezia,in compagnia delle sorelle e della governante,che lo richiama continuamente perchè non si attardi e intanto osserva con crescente preoccupazione le misure di igiene prese nascostamente nei vicoli della città,dove viene gettato del disinfettante dall'odore acre e insopportabile,ma,alle sue insistenti domande,tutti gli rispondono che si tratta solo di misure precauzionali.
In realtà,le autorità locali,per non danneggiare la stagione turistica,stanno nascondendo ai villeggianti il dilagare dell'epidemia di colera.
Solo un solerte impegato di un'agenzia di cambio,sollecitato dal musicista,gli rivela la gravità della situazione,lo avverte che l'ordine di quarantena sarà emesso entro pochi giorni e gli consiglia di lasciare al più presto la città.
Indeciso se avvertire la madre di Tadzio del pericolo,Aschenbach decide di tacere,nel timore che una partenza improvvisa lo separi definitivamente dal ragazzo e,in un patetico tentativo di ringiovanire il proprio aspetto,si fa tingere i capelli e truccare da un solerte barbiere (Franco Fabrizi).
"Nulla,infatti,paventava tanto l'innamorato quanto l'idea che Tadzio potesse partire;e,non senza terrore,si rendeva conto che in tal caso gli sarebbe divenuto insopportabile vivere."
Il suo disfacimento fisico e morale si accompagna ormai parallelamente a quello di una Venezia spettrale,dove si aggira (in)seguendo sempre più a fatica le passeggiate di Tadzio e delle sue sorelle,sotto l'occhio vigile e ormai sospettoso dell'istitutrice.
Una mattina,vedendo i bagagli della famiglia polacca radunati nella hall,in attesa della partenza,Aschenbach si trascina penosamente in spiaggia,per rivedere ancora una volta l'oggetto della sua ossessione amorosa.
La sua adorabile figurina si staglia contro l'azzurro del cielo e con la mano tesa sembra indicargli qualcosa.Con un ultimo sforzo Aschenbach tenta invano di alzarsi per seguirlo,ma si accascia privo di vita sulla sedia a sdraio,mentre i bagnini accorrono inutilmente in suo soccorso.
"Colui che lo contemplava era seduto là come una volta,quando,rinviato da quella soglia,il grigio sguardo color dell'alba aveva primieramente incontrato il suo.Appoggiato allo schienale della poltrona,il capo aveva seguito lo spostamento della lontana figura errabonda;ora si sollevò,quasi rispondendo all'invito dello sguardo,e ricadde sul petto,con gli occhi stravolti,mentre il viso assumeva l'espressione distesa e intimamente assorta del sonno profondo.Ma a lui parve che il pallido e gentile psicagogo laggiù gli sorridesse,gli accennasse, e staccando la mano dall'anca a indicare un punto lontano,lo precedesse a volo verso benefiche immensità.E,come già tante volte aveva fatto,si dispose a seguirlo."
Dall'incipit straordinario,in una laguna veneziana colta alle luci dell'alba,mentre la nave che conduce Aschenbach emerge dalle ombre della notte,accompagnata dall'Adagetto della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler,Luchino Visconti traduce con rispettosa aderenza il magnifico racconto di Thomas Mann "Der Tod in Venedig",teso a coglierne le suggestioni e le atmosfere ammalianti che fanno da cornice alla passione senescente di un artista in declino per un adolescente di mirabile e arcaica bellezza.
Il regista,in collaborazione con Nicola Badalucco,fa iniziare la narrazione dal terzo capitolo del romanzo breve di Mann,condensando i primi due in rapidi flashback,che introducono il passato di Aschenbach,i personaggi della moglie da cui si è dolorosamente distaccato e della figlia adorata, morta di tifo,il suo declino come musicista,l'amicizia con il personaggio fittizio di Alfred (Mark Burns),abile escamotage di Visconti e Badalucco per riportare i dialoghi di estetica e le riflessioni sulla musica,presenti in "La morte a Venezia" e anche nel "Doktor Faustus".
La scelta audace di trasformare il personaggio di Aschenbach da scrittore in musicista,oltre a permettere sviluppi più adeguati alla costruzione cinematografica e alla felicissima scelta della splendida colonna sonora,trova riscontro anche nella grande ammirazione che lo scrittore tedesco nutriva per Gustav Mahler,di cui riprende alcuni particolari biografici.
"Nella concezione del mio racconto fu presente,dall'inizio dell'estate del 1911,la notizia della morte di Gustav Mahler,che avevo potuto conoscere precedentemente a Monaco e la sua personalità struggentemente interiore aveva avuto su di me l'impressione più profonda." (Thomas Mann a Wolfgang Born,Munchen 18-III-1921)
Nel crescendo della passione di Aschenbach per Tadzio,Mann attinge alla letteratura greca del periodo aureo,mentre Visconti opera la scelta coraggiosa della rarefazione dei dialoghi,affidando tutta la fascinazione alle atmosfere,al potere degli sguardi,alle emozioni e al tormento interiore del protagonista.
Come sfondo del progressivo e incalzante excursus emozionale di Aschenbach,una Venezia bellissima e decadente,ammorbata da un'aria che sa di morte,imputridita dal morbo del colera,in un disfacimento parallelo a quello del protagonista,pallido e sofferente sotto l'inutile belletto,nel mortale abbandono alla sua ossessione amorosa.
Qua e là Visconti inserisce personaggi bizzarri,ripresi fedelmente dal testo originale:il vecchio dall'aspetto grottesco e imbellettato e dal linguaggio volgare,il sinistro gondoliere - Caronte - ,l'istrionico chitarrista,che Roberto Fertonani ed altri critici letterari,interpretano come "messaggeri di morte",epifanie che scandiscono il progressivo incalzare verso lo struggente e malinconico epilogo.(Roberto Fertonani,nota 1,p.138,ediz.I Meridiani 1977).
Al di là dell'aderenza al racconto di Mann,emergono le magistrali scelte stilistiche di Visconti e la fascinazione ammaliante della mise en scène,sorretta dalla splendida fotografia di Pasquale De Santis e dalla accuratissima scenografia di Ferdinando Scarfiotti.
Straordinaria interpretazione di Dirk Bogarde,che raggiunge momenti di toccante intensità,in una struggente e sofferta compenetrazione con il personaggio e i suoi tormenti interiori,mentre il giovanissimo Bjorn Andresen,scelto da Visconti perchè "simile a un angelo della morte" traduce nella sua lieve e leggiadra bellezza,"la simbolica sintesi di Eros e Thanatos" (Roberto Fertonani)
Sublime la colonna sonora che attinge quasi esclusivamente alla Terza e alla Quinta Sinfonia di Gustav Mahler e,nel mesto finale,alla malinconica ninna nanna di Modest Mussorgsky,cantata da Masha Predit.
Premio del 25° Anniversario del Festival di Cannes nel 1971.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati