Regia di Bruno Dumont vedi scheda film
In un paesino sperduto delle campagne francesi un contadino viene ucciso a fucilate. La moglie si dispera, la figliastra no: abusata dall’uomo, la ragazza si rifugia infatti nella compagnia di un vagabondo del posto, che secondo qualcuno è un uomo dai poteri soprannaturali.
Sesta regia di Bruno Dumont, pluripremiato a Cannes e attorno al mondo per i suoi precedenti lavori, Hors Satan (‘al di fuori di Satana’, letteralmente) è un film laconico eppure complesso, che lascia intendere più che spiegare e che finisce inevitabilmente per creare atmosfere e situazioni irrisolte. O, meglio, che lo spettatore può risolvere a suo piacimento: il protagonista è una presenza divina? O forse realmente satanica? O ancora nulla di tutto questo? La storia è semplice, ma messa in scena con eccellenti capacità narrative nella sceneggiatura dello stesso Dumont; l’elemento soprannaturale si fonde mirabilmente con quello della superstizione (una su tutte, la scena della ‘camminata sulle acque’) e la chiusura del cerchio nel finale lascia aperta ogni possibilità: forse davvero l’uomo senza nome al centro della trama è una specie di messia, un inviato di qualche divinità o forza superiore giunto a sconvolgere la realtà della cittadina in cui la storia è ambientata, virando le vite dei paesani al meglio o al peggio a seconda dei punti di vista. In tutto questo non si possono non ritrovare alcune analogie ideali con il Teorema pasoliniano. Interessanti certe scelte di regia, come ad esempio l’uso del sonoro (sempre in primo piano quello dei personaggi, anche quando l’inquadratura si allarga e la loro presenza si fa minuscola), inquietanti alcune sequenze (quella del cervo, quella dello stupro/omicidio), ma mai gratuite nella loro pur non celata violenza. Ma la violenza è l’elemento più umano che ci sia, è la base dei rapporti fra gli esseri umani, sembra voler suggerire Hors Satan. 8/10.
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