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Hors Satan

Regia di Bruno Dumont vedi scheda film

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La recensione su Hors Satan

di OGM
8 stelle

Angeli e demoni occupano gli spazi lasciati vuoti dall’umanità. Quelli rimasti deserti ed emarginati, perché popolati dal dolore e dalla paura. Sono le periferie della storia di tutti i giorni, in cui si evita di circolare, per non incontrare gli strani tipi che vi si aggirano. Che sembrano come noi, ma non lo sono, perché forse ci odiano a morte, o forse ci amano troppo. Che ci aggrediscono e compiono azioni incomprensibili. Sono folli, che su di noi esercitano un potere soprannaturale. Perché sono proprio loro, i diversi, gli invisi, gli intoccabili, che, a distanza, riescono a disegnare, nelle nostre menti, i confini del nostro territorio morale, la linea di demarcazione che, nel nostro pensiero, distingue il bene dal male. Non hanno nome,  né ammettono definizione, eppure sono padroni delle nostre anime, su cui dominano incutendo infinito terrore ed alimentando smisurate speranze. Un anonimo lui, in questa storia fuori dal tempo, vive nel limbo sabbioso che separa la terra dal mare: è un essere che, con la sua vita errabonda e fuori dagli schemi, testimonia quanto civiltà e natura siano lontane, tanto da poter costruire, tra di esse, un’esistenza  che abbraccia tutte le dimensioni possibili, dal sacro al profano, dalla misericordia alla violenza, dal miracolo al peccato. Lì in mezzo lo spazio è vasto, tanto da poter vagabondare tra gli opposti, senza mai produrre la scintilla del paradosso.  Si può girare in tondo senza rendersene conto, compiere equilibrismi senza provare vertigine. Il margine è ampio, c’è posto per tutto, per operare guarigioni ed esorcismi, così come vendette e sacrifici.  Si può adorare castamente una donna, oppure possederla senza sentimento. È il regno degli estremi, il paradiso delle contraddizioni, in cui non esiste contrapposizione semantica che possa scatenare una guerra, infrangendo la pace di quella perfezione. Ogni creatura è, nel contempo, mortale ed eterna, la condanna convive con il perdono, la perdizione con la possibilità di redimersi. A contatto con quella impalpabile straordinarietà, gli esseri qualunque depongono la loro normalità, per divenire pionieri di una rivelazione. Per effetto dell’incontro con il mistero incarnato, gente anonima si trasforma nelle figure simboliche del messaggio religioso: malati guariti, morti risorti, indemoniati purificati, peccatori redenti, assassini puniti. Non importa se quegli eventi prodigiosi sono il grandioso frutto di un intervento celeste oppure un volgare prodotto della magia nera: ciò che conta è lo stupore universale che essi generano, e che indica in maniera inconfutabile il superamento di una soglia, oltre la quale nessuno si azzarderebbe ad andare, nemmeno con l’immaginazione. In questa storia la trascendenza si presenta spogliata di ogni aura divina, ridotta ad un cenno allusivo convogliato attraverso l’emozione: spavento e meraviglia bloccano, per un attimo, l’abituale corso delle cose, per aprire la porta a nuove prospettive. Il rinnovamento è innescato da un esempio concreto e semplice, ma giunto in forma inattesa, per mano di un individuo povero e stravagante, indisciplinato e provocatore. Uno che nessuno vorrebbe avere intorno. Uno che usa il nostro rifiuto come un’arma che si ritorce contro di noi, e ci ferisce profondamente, per prepararci alla salvezza.

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