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Arirang

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Arirang

di alan smithee
8 stelle

Kim Ki-Duk e' depresso (o almeno lo e' stato. Speriamo che ora sia gia' uscito da questo torpore creativo davvero spiacevole per i suoi fans e per chi apprezza in generale il suo cinema fatto di contrasti tra atmosfere bucoliche di laghetti paradisiaci e carni lacerate, tra prostitute in via di santificazione e angeli custodi redentori, tra fantasie dell'inconscio e la cruda realta' della vita metropolitana).
Il celebre regista sud-coreano si e' ritirato da tre anni in eremitaggio presso una foresta in alta montagna, vivendo in una palafitta fredda e senza comfort, riparato da una tenda all'interno dell'abitazione, una stufa a legna, una macchina per il caffe' di sua ingegnosa costruzione, e un gattone randagio come unico amico, che lo segue e gli parla, seppur a modo suo.
Il film, un falso documentario sulle ragioni di questa crisi interiore, contiene forse un po' di auto-celebrazione, ma e' nello stesso tempo e soprattutto una genuina confessione in cui il regista dimostra almeno che la sua voglia di fare cinema e' tutt'altro che evaporata. In questo film Kim Ki-Duk racconta con partecipazione la genesi della sua crisi interiore, di come un grave incidente durante le riprese di Dream del 2008 - in cui un'attrice rischio' di morire - gli fece capire cos'e' effettivamente la morte e dunque lo blocco' creativamente. "Ho capito che la morte puo' essere un crimine che infrange i sogni di una persona", ci rivela il regista in lacrime.
Inoltre l'abbandono quasi improvviso di due fidi collaboratori alla regia, che grazie a lui esordirono pure con successo nella direzione di un film tutto loro, spinse definitivamente il grande autore a ritirarsi ai confini di quella civilta' che non riesce piu' a comprendere e a gestire. "Ho perso la fiducia", ci confessa Kim Ki-Duk.
Film nel film in cui l'autore recita, piange, canta (Arirang e' il titolo di una canzone melodica e nostalgica che egli intona in piu' occasioni durante il corso del film) e controlla il montaggio dello stesso film, Arirang riesce persino a commuovere se si pensa alla purezza d'animo di questo grande autore, disposto a fermarsi all'apice del successo mondiale per porre rimedio ad un turbamento interiore che la maggior parte di noi gente insensibile forse non avrebbe neppure avvertito. Basta solo pensare a quanta altra gente di spicco, nel mondo dello spettacolo e ancor piu' in quello ancora piu' spregiudicato della politica, dell'economia e della finanza, possa scegliere scientemente di ritirarsi ad una vita di mera sussistenza perche' amareggiata da comportamenti poco leali di collaboratori ritenuti fidati o perche' si e' resa conto di quanto dolore o sacrificio ha rispettivamente arrecato ed imposto alle persone che gli stanno vicino: zero, nessuno. Lode ed onore dunque a Kim Ki.Duk, alla sua genuina ed inconsueta consapevolezza della ineluttabile legge dell'inerzia, che ci domina e ci guida nell' inesorabile percorso delle nostre incerte esistenze. 

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