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La guerra è dichiarata

Regia di Valérie Donzelli vedi scheda film

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La recensione su La guerra è dichiarata

di FilmTv Rivista
8 stelle

Fulmine a ciel sereno nell’ambito della Semaine de la Critique a Cannes 2011, La guerra è dichiarata, secondo lungometraggio di Valérie Donzelli dopo La reine des pommes (vedi a pagina 30), è un film davvero sorprendente. Un capolavoro. Tanto vale dichiararlo subito. Nel mettere in scena l’odissea medica vissuta con l’ex marito Jérémie Elkaïm dopo avere scoperto che il figlio era affetto da un tumore al cervello, la regista compie un autentico miracolo cinematografico. L’autobiografia cede il posto al melodramma; la tragedia alla commedia umana; il pianto al musical e, suprema epifania, le persone diventano personaggi (e, infatti, la regista e il suo ex marito interpretano se stessi, vertigine nella vertigine…). Attraverso una torsione narrativa folle, che dichiara un amore, una fiducia nella capacità del cinema di sostituire la realtà con un mondo che si accordi al nostro sguardo e ai nostri desideri, Valérie Donzelli mette in scena un caleidoscopio filmico stupefacente. Il film trascolora con una leggerezza indicibile attraverso soluzioni narrative e visive tipicamente Nouvelle Vague, omaggiando Jacques Demy, reinventando Olivier Assayas nella magnifica sequenza in cui tutti baciano tutti (sulle note nervose dei Frustration e del loro isterico elettropunk) e addirittura inchinandosi all’altare di papà Jean (Renoir) nelle numerose scene di intimità familiare. Il film emoziona per come intreccia registri espressivi contrastanti in un’armonia formale e narrativa agilissima, in un tripudio di felicità affabulatoria, e commuove per la serietà e serenità olimpica attraverso cui la regista rimette in scena come purissimo piacere del racconto un argomento, la malattia, che il cinema dominante ha abusato sino alla nausea. Valérie Donzelli, attraverso questo vertiginoso delirio truffautiano che è La guerra è dichiarata, dichiara, in forme spericolate e liberissime, che il gesto del fare cinema è già in sé un pensare il mondo come possibilità di libertà. Da notare, infine, le prestazioni straordinarie della garrelliana Brigitte Sy, di Elina Löwensohn (ex musa di Hal Hartley) e del sempre sorprendente Frédéric Pierrot.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 22 del 2012

Autore: Giona A. Nazzaro

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