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Un'estate da giganti

Regia di Bouli Lanners vedi scheda film

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La recensione su Un'estate da giganti

di zombi
8 stelle

noi e i bambini. noi e l'età di passaggio. noi e l'estate. e soprattutto noi e quando quell'età, quel passaggio è un ricordo che si ammanta di mito e leggenda. bouli ci si tuffa di testa e fa un film che finisce troppo presto, di quelli che vorresti durassero una vita come il melanconico ricordo di un'età, di un tempo che non torneranno mai più. ed è per questo che le immagini dei campi, dell'erba che si muove al vento assumono un'idea iconica, come lo può essere l'odore della merda di vacca buttata sui campi che rilascia quell'afrore acido che penetra le nari, ma che per chi è cresciuto in campagna ricorda per forza di cose il periodo estivo. i due fratelli zach e seth sono figli di due diplomatici che come tutte le estati vengono mandati in "vacanza" nella casa dei nonni. i nonni non ci sono più, sono morti e per loro le vacanze sono noiose e per di più senza soldi. seth il fratello più grande accende la macchina del nonno e cominciano a girare fin quando non incontrano danny che li porta in un posto a prendere dell'erba. per raggranellare dei soldi si mettono d'accordo con un losco figuro, chiamato il toro, che gli affitta la casa a scopi illegali svuotandola completamente dei mobili, sbattendoli fuori e dandogli due euro due per tutto. i grandi o sono assenti o sono dei giganti mostruosi somiglianti a dei troll o giù di lì, che ovviamente si approfittano dei ragazzi. l'unico raggio di luce in quella valle belga di tenebra è rappresentato da rosa, una donna che vive con la figlia down in una bellissima casa. li accoglie e li rifocilla. quell'estate da giganti in cui la domanda ricorrente è "e ora che facciamo", in cui anche i fratelli imparano a conoscersi meglio, evolverà  immergendosi nella stagione autunnale, in un viaggio fantastico sul fiume destinato  a fiorire in un esplosione di luce bianca. che sia l'ennesima telefonata della madre, o il sorriso di rosa che li riappacifica momentaneamente con le loro tribolazioni emotive, o nell'intrusione in una casa di vacanze in cui i ragazzi bevono, fumano, mangiano e si impiastrano di prodotti estetici, decolorandosi i capelli in una scena che ha anche dell'erotico, quei momenti solitari tra loro e il nuovo amico vessato e malmenato da un fratello non del tutto normale, genera uno straniamento, come del resto lo genera la bellezza della natura e un certo squallore umano quasi patchwork. la bruttezza di baracche fatte di lamiera abitate da giganti infingardi contrasta con la bellezza dei paesaggi naturali accompagnati dalle strepitose canzoni dei bony king of nowhere. ottimi i tre attori junior e splendente la partecipazione di marthe keller.

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