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Johnny English. La rinascita

Regia di Oliver Parker vedi scheda film

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La recensione su Johnny English. La rinascita

di IlGranCinematografo
6 stelle

Gli unici momenti dove in effetti si registra un inaspettato connubio fra toni seri e comicità slapstick risultano essere alcune azzeccate sequenze action.

 

All'epoca del primo Johnny English, la saga di 007 aveva il volto di Pierce Brosnan e si fregiava di un immaginario spettacolare piuttosto giocoso (e poco tensivo). Ma il tempo è passato, James Bond è diventato Daniel Craig e il divertimento ha lasciato posto a maggiore durezza. Ecco che allora, nello scrivere il sequel di quella simpatica spy comedy britannica (nel frattempo diventata un cult), Hamish McColl (su soggetto di William Davies, autore del capostipite) tiene conto del cambiamento di mood avvenuto nell'arco di tutti questi anni: lo fa dotando il protagonista – nuovamente ritagliato sul suo interprete Rowan Atkinson – di un grosso senso di colpa che lo tormenta e facendone in questo modo un personaggio con un suo spessore interiore. Tutte intenzioni nobili e intelligenti, che però finiscono per stridere gravemente con l'anima da spoof comico ereditata dal primo film: ogni volta che il director Oliver Parker vorrebbe cercare di erigere un minimo di tensione, arriva una battuta o una gag (spesso, peraltro, in sé riuscita, come quella della sedia da ufficio col sedile regolabile o la scena nella toilette) che guasta la festa. Gli unici momenti dove in effetti si registra un inaspettato (e per certi versi persino inedito, seppure anomalo) connubio fra toni seri e comicità slapstick risultano essere alcune azzeccate sequenze action: l'addestramento iniziale nel monastero tibetano (che sembra fare il verso a Batman Begins), il divertente tallonamento fra i tetti di Hong Kong (in cui si consuma un interessante match ideale fra saggezza e atletismo), le incursioni della "donna delle pulizie" (con scambi di persona) e l'assurda fuga con la carrozzina motorizzata nel centro di Londra (tra l'altro ripresa con spiccato professionismo). Ciò non cancella l'evidente scarsità – se non assenza – di elementi originali nella trama (l'idea sull'identità del cattivo, ad esempio, è sgraffignata da Agente Smart – Casino totale). Atkinson invecchia ma è ancora in gamba; qui la sua spalla è Daniel Kaluuya, che sarebbe poi esploso con Scappa – Get Out. Brave ugualmente la bionda Rosamund Pike e la mora Gillian Anderson. Attenzione allo spassoso fuoriscena sui titoli di coda.

Piacevole colonna musicale in pieno stile James Bond composta da Ilan Eshkeri.

Film DISCRETO — Voto: 6

 

Rowan Atkinson

Johnny English. La rinascita (2011): Rowan Atkinson

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