Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film
Adattamento cinematografico del libro di John Le Carrè per la regia di Tomas Alfredson(quello di "Lasciami entrare", il cui tratto algido ed inquietante rimane come una "firma" in tutti i films), con un cast che evita tutte le trappole dell'intepretazione sopra le righe, e ci conduce attraverso una spy-story estremamente atipica, realistica e "senza soluzioni" d'effetto, in cui l'introspezione e il dialogo, i rapporti conflittuali tra i personaggi(conflittuali, ma non apertamente in conflitto, come in un banale ed ovvio spy-movie americano) si srotolano davanti allo spettatore esigendo attenzione. In apparenza, se abituati a James Bond o Jason Bourne, un film sin troppo statico, che potrebbe davvero "farsi odiare" dallo spettatore in cerca di emozioni forti e "risposte rassicuranti".
Il risultato è un'opera tesa e "fredda" in superficie, dove un Oldman ingessato e sottotono(volutamente) si muove con la stanchezza e lo spaesamento di un uomo che ha perduto un sistema di riferimento sicuro, come mosso da un dovere algido, alienante, che lo conduce attraverso un'investigazione straniante persino per il pubblico che ne è coinvolto, impiegato a costruire ipotesi e congetture fino al finale(forse la parte meno riuscita del film, ed un po' troppo rassicurante).
Splendido cast: Oldman e Firth, attori di primissimi ordine, recitano con la naturalezza dei grandi interpreti: calibrati, credibili, umani.
Si ricompone la coppia Tom Hardy-Benedict Cumberbatch(entrambi bravissimi e poliedrici) che aveva recitato insieme nello splendido "Stuart: a life backwards", ottimo film(sconosciuto in Italia, e poco apprezzato anche in terra propria) incentrato sulla biografia del barbone Stuart Shorter, scritta dall'illustratore/scrittore Alexander Masters, di anni precedente al successo di "Il solista"(con argomento simile, ma più gettonato a causa del cast e della produzione americana). Se non l'avete visto: caldamente raccomandato un recupero immediato.
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