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In Time

Regia di Andrew Niccol vedi scheda film

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La recensione su In Time

di supadany
7 stelle

Dopo il bellissimo “Gattaca”, Andrew Niccol torna a cimentarsi con un immaginario futuristico spietato favorendo questa volta maggiormente l’aspetto ludico rispetto ai sentimenti interiori, non per questo dimenticando di porre in rilievo diversi interrogativi che tranquillamente si possono raffrontare con la non piacevole realtà odierna.

In un futuro non meglio precisato il tempo di vita si compra tramite il denaro e Will (Justin Timberlake), come tanti altri, ogni giorno si deve guadagnare di vivere il successivo.

Un fortunato incontro però gli regala improvvisamente parecchi anni così che può recarsi nella zona abitata dai ricchi scoprendo cose che non aveva mai potuto vedere come il mare.

Insieme a Sylvia (Amanda Seyfried), figlia di un magnate, comincerà una battaglia per portare alla povera gente quegli anni di tranquillità che non hanno più potuto conoscere dopo il compimento dei primi venticinque anni di vita (momento dal quale comincia il conto alla rovescia da prorogare di volta in volta).

 

 

Quando all’inizio vediamo Justin Timberlake chiamare mamma Olivia Wilde c’è un attimo di inevitabile smarrimento, ma ben presto Niccol sa farci calare in questa realtà futuristica nella quale il tempo ha sostituito letteralmente il denaro rovesciando il più classico dei detti ovvero “il tempo è denaro”.

Pone soprattutto in rilievo diversi aspetti etici, sociali e comportamentali, così che per la longevità di pochi la stra grande maggioranza della popolazione è destinata ad essere soggiogata, chi ha tempo non vive la sua vita con ardore, ma solo non prendendosi rischio alcuno (nemmeno quello più banale), chi non ce l’ha è invece costretto a veri e propri salti mortali e chi lo ottiene inaspettatamente (vedi il miglior amico di Will) non sa gestirlo e finisce col rovinarsi con le sue stesse mani.

Questo clima generale dona linfa vitale a tutta la pellicola che si snoda con un buon ritmo, tenendo ben vivi sempre i temi sopra citati, con più ruoli anche comprimari in grado di trovare il proprio momento di gloria, come quello del piccolo criminale (Alex Pettyfer) che alla fine è tollerato perché mantiene l’equilibrio sociale predisposto, o il guardiano del tempo (di spessore la presenza di Cillian Murphy), fino ad arrivare alla mamma del protagonista (Olivia Wilde) con quella sua corsa disperata (questa poteva forse essere resa in modo più potente, ma in quel frangente iniziale avrebbe forse segnato troppo la scena).

Ciò che penalizza il film sono invece un finale tutt’altro che memorabile (scarsamente risolutivo), alcune leggerezze evitabili (vedasi per esempio il bagno tra i due che si ricompongono nella loro mise serale senza lasciar dubbi a nessuno) ed una composizione ricca di spunti di riflessione, ma non sempre organica e raffinata.

Rimane comunque a mio avviso un’opera con più pregi che difetti, intrigante per il panorama che propone, ma anche un po’ semplicistica quando si poteva andare anche più in profondità e con maggior decisione.

Anima divisa in due (metà d’autore, metà blockbuster).

 

Andrew Niccol

Regia variegata con tante cose buone, ma anche alcune pericolose superficialità ed un'amalgama non sempre trovato.

Vincono i "pro", ma solo ai punti.

Justin Timberlake

Decisamente dinamico, ci crede (nella storia e nel personaggio) e si vede.

Certo rimane un attore non finissimo, ma sta crescendo.

Discreto.

Amanda Seyfried

Co-protagonista che fa una figura di tutto rispetto, ma non lascia il segno.

Un pò forse è colpa del suo personaggio, un pò però è anche farina del suo sacco.

Comunque ampiamente sufficiente.

Cillian Murphy

Bel ruolo, il resto lo fa lui grazie al suo talento cristallino.

Una spanna (e mezzo) sopra gli altri colleghi di set.

Decisamente bravo.

Olivia Wilde

Certo fa una certa impressione vederla in un ruolo che la obbliga ad apparire come la madre di Timberlake.

Passato l'iniziale stato di smarrimento rimane una prova breve, ma che le offre la possibilità di farsi notare per intensità melodrammatica.

Più che sufficiente.

Alex Pettyfer

Meglio che in altre circostanze.

Sufficiente.

Johnny Galecki

Sufficiente.

Matt Bomer

Sufficiente.

Vincent Kartheiser

Riesce a dare un certo spessore alla figura del suo personaggio.

Più che sufficiente.

Yaya DaCosta

Bellezza parzialmente soffocata, almeno rispetto a come la ricordavo in "I ragazzi stanno bene", causa ambiente di vita del suo personaggio in degrado.

Poco spazio per lei, ma sfruttato piuttosto bene.

Bella Heathcote

Sufficiente.

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