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In Time

Regia di Andrew Niccol vedi scheda film

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La recensione su In Time

di mc 5
4 stelle

Operazione cinematografica di basso livello che persegue solo esiti commerciali. Con l'aggravante che viene trattato a pesci in faccia perfino l'interessante progetto creativo che ne è alla base. E il colpevole primario dello scempio è proprio il regista Andrew Niccol, reo di demolire la sfiziosa sceneggiatura originale da lui stesso creata. Tale massacro deriva essenzialmente da un meccanismo che il sottoscritto si limita ad ipotizzare ma con ampio margine di verosimiglianza: il cineasta ha probabilmente dovuto subire l'imposizione da parte della produzione di una coppia di attori protagonisti dei quali il meglio che si possa dire è che sono inqualificabili. E a questo punto, quando l'immagine del prodotto è affidata a due simili scalzacani, scusate, ma che mi può importare se Niccol ha al suo attivo due chicche come la regìa di un gioiello come "Gattaca-La porta dell'universo" e la sceneggiatura del pregevole "The Truman show"? Film, questo, che emana antipatia, popolato com'è di facce che suscitano -appunto- antipatia; in una parola: irritante. Perfino un attore che ho sempre stimato come Cillian Murphy qui pare illuminato da una luce sgradevole. E francamente, di fronte a tale fastidiosa realizzazione, non mi va neppure di esaltare (come quasi tutti hanno fatto) la presunta genialità (sulla quale ci sarebbe da discutere) della storiellina di un futuro dove il tempo ha sostituito il denaro e, giunti alla soglia dei 25 anni, ognuno deve lottare per la sopravvivenza. Non so che farmene di metafore ed allegorie, soprattutto se cucinate in questo surgelato a rapida cottura ma di nessun sapore, e men che meno mi esaltano i riferimenti alle banche e alla crisi finanziaria imperante. Se si vuole mettere in scena un "teatro" che rispecchi i tempi funesti che tutti noi stiamo vivendo, non lo si fa allestendo un action anemico e sciagurato, che tende a conquistare il consenso non certo dei cinefili amanti di sci-fi quanto piuttosto del pubblico d'elezione di quei due deficienti che occhieggiano eccitati dai maxi-cartelloni esposti sulle grandi pareti esterne dei multiplex. Già detto di un Cillian Murphy in buona parte sprecato, vorrei segnalare la "solita" Olivia Wilde, attrice di per sè non disprezzabile, ma condannata da quella sua perenne espressione algida da top model. Justin Timberlake staziona nel mondo dello spettacolo ormai da diversi anni, ma ancora non ci ha consegnato una prova che sia una della sua qualità professionale, forse complice qualche critico che ha contribuito a sopravvalutare questo presuntuoso divetto pop. Ancora serpeggia nella mia memoria quella ciofeca di professorino che tubava con Cameron "bad teacher" Diaz (forse il punto più basso nella carriera del nostro "Giustino"). E Amanda Seyfried? Questa faccia da bambolina vanitosa, che col suo vomitevole Capuccetto Rosso ha quasi evocato una class-action di tutti i cinefili in segno di protesta. Personalmente, la trovo di una antipatia insopportabile. Oltre che negata per recitare e per definire qualsiasi caratterizzazione. E il fatto che i soliti produttori abbiano scelto due elementi di tale caratura è un segno dei tempi. Una mossa comprensibile, d'altronde, in un'ottica di crisi che ci conferma come, dalle parti di Hollywood, chi gestisce i cordoni della borsa ormai intende solo puntare sul sicuro (in questo caso su due attori scarsissimi ma che portano nelle sale moltitudini di ragazzini che -com'è noto- ormai sono i soli che garantiscono entrate certe in ambito di cine-business). Vorrei però aggiungere che la presente stroncatura non implica affatto una mia generica avversione al moderno cinema di fantascienza, e mi piace infatti ricordare (anno 2009) quella bellissima sorpresa che si rivelò per il sottoscritto "Il mondo dei replicanti" con Bruce Willis (quello sì uno sci-fi dotato di un gusto dolente e agrodolce da produzione indipendente). Di questo "In time" vorrei però salvare un aspetto, per quanto nessuno lo abbia sottolineato: un commento sonoro curato da quello straordinario compositore ed eccelso pianista che risponde al nome di Craig Armstrong. Spiace aver emesso un giudizio così duro per un cineasta che in passato ha fatto buonissime cose, ma sono fiducioso che Niccol saprà tornare ad esprimersi  ai suoi antichi livelli. Per i due bellimbusti, invece, non nutro alcuna speranza. Intanto il film, appena uscito, occupa già il secondo posto del nostro box office...Per fortuna che in giro c'è ancora tanto buon cinema da vedere...
Voto: 4

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