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Carnage

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Carnage

di pazuzu
8 stelle

Dopo che un ragazzino di undici anni, al Brooklyn Bridge Park di New York, ha colpito un coetaneo con un bastone rompendogli due incisivi e comportandogli possibili complicazioni ad un nervo, i genitori della vittima invitano nella loro abitazione quelli dell'aggressore allo scopo di ricomporre pacificamente il conflitto.
I coniugi Michael e Penelope Longstreet (John C. Reilly e Jodie Foster) fanno gli onori di casa presentandosi come una coppia progressista e mentalmente aperta: lei è appassionata d'arte ed impegnata per la difesa delle popolazioni più povere e maltrattate del terzo mondo, colleziona volumi illustrati con le opere di grandi pittori e scrive libri su tragedie umanitarie (l'ultimo, di imminente pubblicazione, dedicato al Darfur), lui è un umile e modesto venditore di utensili per la casa, che ogni giorno si alza alla buonora per piazzare maniglie sciacquoni o quant'altro.
Alan e Nancy Cowan (Christoph Waltz e Kate Winslet) accettano l'invito controvoglia ed entrano con la sola idea di togliere il disturbo prima possibile, ma ogni loro accenno di commiato, per un motivo o per l'altro, si arresta sul pianerottolo o al momento dell'ingresso nell'ascensore; lei è una mediatrice finanziaria, una donna in carriera impostata ed attenta alle apparenze, lui un avvocato di successo con clienti anche al Pentagono ed alle prese con i problemi di una ditta farmaceutica sua protetta e di un medicinale finito nell'occhio del ciclone per via di effetti collaterali piuttosto pesanti.
L'incontro è all'inizio cordiale ed improntato ad una forzata pacatezza, ma le maschere di perbenismo dietro cui i quattro si trincerano vengono spazzate via poco alla volta da un susseguirsi di frecciate battute e puntualizzazioni, e quello che nelle intenzione voleva essere un confronto sereno tra persone adulte e ragionevoli degenera rapidamente in una zuffa verbale che non conosce soste né alleanze.
I fattori di attrito sono diversi e dai molteplici effetti: la torta con ingrediente segreto di Penelope/Foster e la saccenza con cui dispensa certezze, sulla cucina oltre che sull'educazione della prole, irritando in primo luogo la già insofferente Nancy/Winslet, che non reggendo la tensione vomita sull'introvabile catalogo di Kokoschka che quella sfoggia orgogliosa sul tavolino del salotto accanto ai tulipani comprati di fresco; il cellulare rovente di Alan/Waltz, che fa imbufalire la moglie che non ne può più di sentirlo squillare e fa allarmare l'altro marito la cui anziana e petulante madre è consumatrice abituale del farmaco da questi difeso anche di fronte all'evidente pericolosità; i sigari cubani che Michael/Reilly gli offre per cercare un testosteronico punto di contatto mentre si affanna a marcare le distanze dall'aria da intellettuale posato impostagli dalla consorte e per lui impossibile digerire.
Tra reciproche accuse prediche insulti e colpi bassi, complice uno strepitoso Scotch d'annata che servito in dosi massicce fa saltare definitivamente il tappo delle inibizioni, ognuno tira fuori il lato più autentico della propria personalità, quello costantemente celato dietro la necessità della convivenza civile, quello più cattivo e meno conciliante, in un balletto di tattiche ed alleanze in cui l'ipocrisia dei comportamenti socialmente convenienti cede il passo prima ad una strenua e scontata difesa familista dei propri pargoli, e poi ad uno sterile ed ottuso scontro tra sessi che sfocia nell'individualismo sfrenato di un drammatico tutti contro tutti, portandoli, ciascuno per motivi diversi, ad ammettere di aver toccato il punto più basso della propria esistenza.
Tratto dalla pièce teatrale Le Dieu du Carnage di Yasmina Reza e sceneggiato a quattro mani con l'autrice stessa, Carnage, ultimo lavoro di Roman Polanski, è un film scarno fin dal titolo, che ripulisce ed accorcia con efficacia quello originale.
Il prologo e l'epilogo sono affidati a due semplici inquadrature fisse, che in lontananza mostrano i giovani Zachary Cowan (interpretato da Elvis Polanski, figlio del regista) e Ethan Longstreet al parco, intenti prima a litigare e successivamente a dialogare amichevolmente mentre i genitori altrove si stanno scannando, preceduta, quest'ultima, dalla fugace e beffarda immagine di un criceto che, dato per morto ed oggetto dell'ennesima incredibile disputa tra gli adulti, è in realtà vivo e vegeto e quasi se la ride: nel mezzo, oltre 70 minuti di kammerspiel da leccarsi i baffi, con quattro personaggi stipati in un appartamento raccolto (spacciato per newyorkese ma ubicato a Parigi causa i noti guai di Polanski con la giustizia) e un racconto che rispetta i principi di unità di luogo tempo ed azione senza risultare ostico o faticoso, anzi avvalendosi di dialoghi significativi e frizzanti ma mai per questo artefatti o didascalici.
Carnage scorre coerente e sicuro, inesorabile e grottesco, sintetico ma non striminzito, rapido ma non indolore, recitato egregiamente da attori che si superano in bravura, perfettamente calati nelle parti e consapevoli di essere costantemente al centro della scena, e girato con classe e mano sicura da un regista che negli spazi chiusi o comunque limitati s'è costruito un bel pezzo di carriera, e che qui sceglie un registro ironico per esporre con leggerezza amara e feroce il proprio punto di vista sull'essere umano ed il suo egoismo.

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