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Il ventaglio segreto

Regia di Wayne Wang vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il ventaglio segreto

di alan smithee
4 stelle

Il trailer del film inizia con: "dal *pluripremiato* regista Wayne Wang...." mentre io cambierei aggettivo qualificativo con un piu' appropriato *sopravvalutato*. Molti bravi registi dell'est sono emigrati in Usa trovando alterna fortuna. Wang invece e' proprio un esule e non e' mai piu' tornato a girare in patria, a differenza del connazionale John Woo o di Ang Lee o Wong Kar Wai.
E Wayne Wang sara' pure il regista dei carini (ma nulla piu')"Mangia una tazza di te", "Il circolo della fortuna e della felicita'", o degli interessanti "Smoke" e "Blue in the face" dall'opera di Auster, ma e' anche il regista di operine come "Un amore a 5 stelle" con quella "cagnetta" (detto con simpatia) della Lopez o "Il mio amico a 4 zampe", due titoli che sono tutti un programma per un regista "pluripremiato": allora Ang Lee (due Leoni d'oro a Venezia di cui solo uno meritato) o Wong Kar Wai cosa sono? divinita' della celluloide?
Conferma della sopravvalutazione citata e' questo ultimo "Ventaglio". La trama si snoda tra passato e presente nel raccontarci il legame tra due amiche d'infanzia, le prime vincolate da un patto di solidarieta' profonda tra donne che le unira' per la vita, le seconde quasi influenzate dall'unione delle antenate, separate dalle vicissitudini della vita e riunite in occasione di un tragico incidente.
C'e' una trama, anche piuttosto articolata, una regia sicura e incisiva, due interpreti belle ed efficaci, protagoniste di entrambe le drammatiche vicende, ma quello che rende davvero stucchevole la  rappresentazione e' la laccata fotografia e la troppo studiata scenografia, in grado di rendere persino una epidemia di tifo o la morte per assideramwnto di un bambino, una banale rappresentazione agreste da presepio vivente. L'ossessione per il particolare e l'estetica della perfezione che dominano tutto il film sarebbero gia' sfiancanti per un film fantasy alla Narnia, figuriamoci per la credibilita' di un melo' che gia' tende a strafare e a piangersi addosso. Ciliegina sulla torta: Hugh Jackman nei panni di un uomo d'affari canterino e gigione, che nel film c'entra come i cavoli a merenda; della serie: tutto bello, tutto perfetto, tutto in regola per un pubblico di signore per il post te' pomeridiano domenicale. Cio' nonostante, ben meglio del terrificante "Memorie di una geisha" dell'altro sopravvalutatissimo Rob Marshall.

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