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Il ventaglio segreto

Regia di Wayne Wang vedi scheda film

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La recensione su Il ventaglio segreto

di M Valdemar
6 stelle

La scrittura agisce in armonia con il ritmo del cuore, ne segue dolci palpitazioni e angosciosi travagli, lancinanti sofferenze e indissolubili affetti. Anche, e soprattutto, quando rappresenta una forma di ribellione, l’unica possibile per due donne - unite in perpetuo da un legame profondo ed esclusivo, il laotong - nella Cina del diciannovesimo secolo. Sottomettersi agli uomini ed ai loro voleri e piaceri, secondo il precetto “da bambina, obbedisci al padre; una volta sposata, obbedisci al marito; da vedova, obbedisci a tuo figlio”. Null’altro che rigide regole da rispettare, antichi riti da seguire incondizionatamente, doveri da abbracciare e sempre qualcuno da riverire. Esistenze segnate e tracciate sin dalla nascita. Due bambine di diversa estrazione sociale, Giglio Bianco e Fiore di Neve, vengono sottoposte all’atroce e pericolosa usanza della fasciatura dei piedi (“solo attraverso il dolore si arriva alla bellezza”), al fine di renderli piccoli, minuscoli, dei perfetti gigli dorati, fulgido emblema di beltà (e di sicura condiscendenza) da offrire al miglior uomo con cui accasarsi. Una sensale, sorta di procacciatrice di affari matrimoniali, trovando tra le due numerose affinità (età, bellezza, statura, lo stesso giorno in cui hanno iniziato la fasciatura dei piedi), intuisce e propone per le stesse di diventare laotong, vincolo costituito per libera scelta e importante quanto il matrimonio, contratto invece non liberamente e col solo scopo di mettere al mondo figli maschi. Crescendo ed imparando le arti femminili, Giglio Bianco e Fiore di Neve costruiscono un intenso e splendido rapporto affettivo, consegnato all’Eternità. E quando sono costrette a subire la dolorosa lontananza, dovendo seguire i rispettivi mariti, continuano la loro relazione intingendo il pennello nell’inchiostro imprimendo informazioni e sentimenti sulle pieghe di un ventaglio, usando il nu shu, scrittura esclusivamente femminile basata su un codice segreto. 
Parallelamente, nella moderna Shanghai, scorrono le vite di due amiche, Nina e Sophia, il cui rapporto rischia di rompersi finché Nina scopre il libro che Sophia, in coma per un incidente, stava scrivendo, con protagoniste proprio le due laotong, delle quali custodisce il ventaglio. Solo attraverso la piena comprensione del passato, delle parole, della scrittura ci si può abbandonare all’amicizia, all’amore, alla vita, al dolore. 
Wayne Wang dirige con mano (non molto sicura) cercando di destreggiarsi tra passato e presente, in una (spesso forzata) ricerca di linearità narrativo/concettuale, come a voler rafforzare la storia dei messaggi (e delle conoscenze) in essa contenuti. In realtà la sensazione è che la decisione di affiancare alla vicenda passata anche quella contemporanea (non presente nel romanzo da cui è tratto il film) risponda ad esigenze e logiche produttive e distributive di chiara derivazione: rappresentare la Shanghai dei giorni nostri (che tra l’altro consente - pretestuosamente - di descriverne le “voracità” e i mutamenti da megalopoli) vuol dire poter usare un fluente inglese (?), da contrapporre al mandarino sottotitolato e, soprattutto, giustificare la presenza/apparizione del divo di turno (Hugh Jackman), insignificante ed avulsa dal contesto. Si preferisce, eccome, il racconto del passato, svolto con (lodevole) impegno ma a cui manca più di qualcosa (sicuramente di approfondimento, sia nei personaggi e nei rapporti interfamiliari sia nell’esposizione delle condizioni socio-culturali), anche sul piano estetico (chissà cos’avrebbe “combinato” Zhang Yimou …). Derivativa e (a tratti) stucchevole, invece, la parte contemporanea, sostanzialmente inutile. 
Punti di forza sono la colonna sonora della sempre brava Rachel Portman, precisa e varia, potente e insinuante, e le interpretazioni delle due protagoniste (Bingbing Li e Gianna Jun) che recitano nei rispettivi doppi ruoli di Giglio Bianco/Nina e Fiore di Neve/Sophia. Ciliegina sulla torta Vivian Wu, nel (purtroppo breve) ruolo della zia di Sophia. 
In conclusione, come spesso si suol dire, un’occasione sprecata. Da recuperare comunque assolutamente il pregevole romanzo di Lisa See, Fiore di Neve e il ventaglio segreto (ed. Longanesi).

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