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Las acacias

Regia di Pablo Giorgelli vedi scheda film

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La recensione su Las acacias

di pazuzu
8 stelle

Si parte dal rumore di una motosega e dall'inquadratura dal basso di una foresta di acacie. Dei taglialegna sono intenti a buttarle giù e poi a dividerne tronchi e rami in parti grandi il giusto per poterle caricare sui tir. Ed è su uno di questi che si svolge il resto della storia: a guidarlo è un uomo solitario che su richiesta del proprio datore di lavoro si trova ad accompagnare in un viaggio lunghissimo da Asunción a Buoenos Aires, dal Paraguay all'Argentina, una donna e la sua bambina di 5 mesi.
Poco è dato sapere dei due protagonisti, all'inizio quasi nulla. E poco sembrano intenti a svelare l'uno all'altra, ognuno chiuso nel silenzio dei propri pensieri: lui si mostra ombroso, burbero, quasi scocciato nei confronti di quelle due ospiti indesiderate; lei è intimidita, forse anche impaurita, e lascia che sia la piccola, con i suoi vagiti, ad interrompere il mutismo e ad allentare una tensione tanto palpabile quanto ingiustificata.
Gradualmente fanno conoscenza, qualche domanda giunge alla spicciolata permettendo a ciascuno di dare all'altro qualche breve cenno sulla propria vita: lui si chiama Rubén, conduce camion da 30 anni ed ha avuto un figlio che non vede mai da una donna che non ha sposato; lei si chiama Jacinta e in Argentina si reca per andare a trovare una cugina che le ha promesso un lavoro, mentre la poppante è Anahi, e, a detta della madre, un padre non ce l'ha.
Las Acacias è un film piccolo e garbato, un'opera dolceamara in cui la routine di un individuo abituato a bastare a sé stesso e ad avere come unica compagna la strada viene scardinata dalla presenza di due persone che rappresentano ciò che lui dalla vita non ha avuto mai: una famiglia.
Il regista Pablo Giorgelli sceglie per il proprio esordio una storia minima ma intensa, e per narrarla rinuncia ad ogni tipo di artificio: Las Acacias è un film di poche parole e grandi emozioni, che abbonda di primi piani, gesti, sguardi, espressioni, particolari, e che fa a meno dell'accompagnamento musicale sostituendolo con la purezza dei rumori d'ambiente; sviluppato in massima parte nell'abitacolo del tir, il film cresce in coinvolgimento con il passare dei minuti, e tra le lunghe fasi di studio, le lacrime trattenute e i sonni abortiti, tra i dialoghi appena accennati dei grandi e i sorrisi sgargianti della bambina, scava con pudore nel cuore del conducente Rubén, che osserva la passeggera Jacinta con circospezione (i due si rispettano e si temono, apparendo estremamente umani, fragili, vulnerabili) mentre l'innocenza della piccola Anahi risveglia in lui istinti paterni che credeva sopiti.
Presentato al Festival di Cannes 2011 nella sezione Seimane de la Critique e vincitore (oltre che del Premio ACID/CCAS e del Premio OFAJ della Giovane Critica) della Caméra d'or, premio trasversale riservato alla migliore opera prima, Las Acacias è uno straordinario esempio di cinema puro e semplice, che riesce a raccontare un lungo viaggio in camion tra sconosciuti senza mai annoiare, anzi appassionando e riuscendo a trasmettere poesia anche solo attraverso una manciata di foto uno sbadiglio o uno starnuto. Las Acacias è un gioiello grezzo, un film delicato intimo e prezioso: da vedere.

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