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Bad Teacher. Una cattiva maestra

Regia di Jake Kasdan vedi scheda film

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La recensione su Bad Teacher. Una cattiva maestra

di maurizio73
4 stelle

Disinvolta e negligente insegnante di una scuola media di Chicago dalla turbolenta vita sentimentale e priva di scrupoli morali, si mette in competizione con una sua collega, assai bacchettona e perfettina, per il cuore di un giovane e attraente professore da poco assunto. Convinta che la migliore strategia di seduzione passi attraverso una costosa mastoplastica additiva, decide di mettere in atto tutte le pratiche più scorrette e fraudolente, dalla cresta sulle attività scolastiche alla frode in un concorso ministeriale, pur di racimolare i denari utili allo scopo. Il maturare della relazione con un altro collega che insegna ginnastica e il rischio corso di venire scoperta e licenziata però, le fanno maturare una diversa idea sulla reale natura delle sue priorità.
Figlio d'arte con una discreta esperienza nelle produzioni televisive (il padre è lo sceneggiatore e regista Laurence) il giovane Kasdan si cimenta in una apparentemente acida e corrosiva commedia sentimentale che recupera i luoghi comuni sul mondo della scuola americano (quello ben codificato e delimitato dal perimetro adolescenziale di una scuola media che precede le più mature esperienze liceali) quale pretesto per la caratterizzazione, tra demenezialità e politically-uncorrect, della figura femminile di una insegnate cinica e manipolatrice interpretata dall'esuberanza fuori dagli schemi della ex musa dei fratelli Farrelly ('Tutti pazzi per Mary' -1998), una Cameron Diaz certo invecchiata ma sempre capace di colpire nel segno tra le facili attrattive sessuali verso un maschilismo becero ed i falsi miti della civiltà dell'immagine e del successo. Mantenendo la leggerezza di un registro che spesso e volentieri sfocia nel puro macchiettismo (un preside con il pallino dei delfini, una rivale puntigliosa e rompicoglioni, un professore di ginnastica sornione e sgamato), Kasdan punta alla risata facile più che alla critica sociale, giocando con una sviluppo psicologico che sa benissimo dove andare a parare nella partita di giro tra colpi bassi e circonvenzione di incapaci, tra gioco dei sessi e colpi di scena sentimentali dell'ultimo minuto, ma sempre attraverso gli espedienti di una finta cattiveria che evita sistematicamente il cinismo più scabroso dei già citati fratelli della comicità demenziale a stelle strisce (tranne l'eczema da contatto di Lucy Punch e la macchia 'sospetta' sui pantaloni di Justin Timberlake si vede poco altro). Prodotto con i limiti di un target da box office che si allarga da un pubblico di giovanissimi alle allegre famigliole in giro per cinema e gelaterie nei fine settimana estivi, cerca di soddisfare un pò tutti i gusti rischiando però di essere uno di quei graziosi dolcetti americani tanto colorati quanto insipidi. Tutti pazzi (o quasi) per Cameron.

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