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Drive

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Drive

di obyone
8 stelle

 

Ryan Gosling

Drive (2011): Ryan Gosling

Un'amica, con la quale vado al cinema, mi zittisce, sempre, con un secco ed indiscutibile "no" davanti ad un titolo francese. Ma se al posto di Dumont o Assayas le proponessi l'ultima fatica del bello e impossibile Ryan Gosling, non esiterebbe un istante ad annuire, felice. Così, visto l'imminente compleanno ho pensato di presentarmi al suo cospetto con un dvd del protagonista di La La Land. Ma per non rischiare di regalare film indesiderati ho pensato fosse meglio "sacrificarsi" guardando, prima, "Drive" di Nicolas Winding Refn, in cima alla lista delle (mie) preferenze. Perché non si sa mai, un film "alla francese", Ryan o non Ryan, mi avrebbe costato mesi e mesi di sfottò. Così mi sono accostato al lavoro del regista danese, già osannato dalla critica d'oltralpe (il pericolo era poprio quello) e dalla giuria del Festival che l'hanno lubrificato ben bene con abbondante olio di Palma.

Il film racconta la storia di uno stuntman e meccanico (Ryan Gosling per l'appunto) che, per arrotondare, guida auto veloci e truccate al soldo di rapinatori più o meno esperti. Grazie alla sua esperienza e abilità alla guida riesce a sfuggire alle pattuglie della polizia di cui conosce le frequenze radio. Un bel giorno conosce la dirimpettaia Irene (Carey Mulligan) e, una cosa tira l'altra, finisce per frequentarne brevemente la casa ed il figlio finché non rientra in gioco il marito di lei (Oscar Isaac) uscito di galera e pronto a mettere una pietra sopra alle rapine, per il bene della famiglia. Il problema è uscire dai vecchi giri specie se malavitosi, specie se si è debitori per la protezione goduta in cella. La malavita è una setta inviolabile che impedisce agli adepti di uscirne (vivi). Cosi l'uomo viene picchiato a sangue per aver detto "no" ad una nuovo colpo. L'intervento dello stuntman, che si propone di aiutare il marito di Irene, fa saltare i piani della cosca causando una lunghissima scia di "contrattempi".

 

 

Drive è uno scorpione che cambia spesso pelle. In tal senso mi ricorda il cinema in continuo divenire di Paul Thomas Anderson Ma rispetto al regista americano, Refn sembra più interessato a mescolare i generi cinematografici che shakera a suon di musica elettronica (azzeccatissimo soundtrack di Cliff Martinez) e luci artificiali molto belle, spaziando dal poliziesco anni '70 al dramedy, passando per il gangster movie, il thriller, il genere sportivo. Certamente al regista danese piace sorprendere lo spettatore e ricordargli che nulla di ciò che passa per le sue mani è scontato. Così la sequenza iniziale ci immerge in un inseguimento "lento" e tattico come una partita di scacchi e ci priva per una volta di auto tamponate e distrutte da cappottamenti e fughe al cardiopalma. Ma a fine sequenza quando Refn inquadra Gosling in divisa blu con stella, manganello e pistola alla fondina, non solo ci illude di trovarci di fronte alla storia di un poliziotto sotto copertura ma ci beffa con divertito umorismo producendo un eccellente scena d'azione che si conclude con un auto della polizia a pezzi, ed un regista elettrizzato per il ciak realizzato.

 

 

"Drive", insomma, non è quasi mai quello che appare. Proseguendo la visione ci se rende conto di ciò in più di un'occasione. Quando Shannon (Bryan Cranston), protettore e datore di lavoro del pilota ottiene i soldi da investire in una squadra ci sembra scontato che il film si correrà su una pista; quando Standard Gabriel torna a casa è naturale pensare che la storia assuma le tinte accese del giallo ed i toni lugubri del thriller, con un marito vendicativo che vuole lavare col sangue l'onta del tradimento. Voi donne non pensate ad una love story strappa lacrime tra un truffaldino pentito ed una giovane madre abbandonata. E voi uomini dimenticatevi torbide scene di sesso perché i sentimenti scorrono sotto pelle, riservati come l'animo del pilota che rigira di continuo il suo stuzzicadenti in bocca senza proferire parola.

 

 

Quando ormai Refn ha scelto quale genere seguire, trasforma il taciturno protagonista in un angelo vendicatore che segue un proprio codice morale, un ghost-dog senza spiritualità che non disdegna la violenza per ottenere ciò che vuole e proteggere chi ama. Il giallo, a questo punto, sbiadisce, ed il rosso si infiamma sporcando l'immacolata giacca che Gosling indossa, un po' pilota, un po' samurai tarantiniano, insieme ad una maschera di scena dal cranio pelato che nasconde il viso di una morte qualunque, di un nemico qualunque inaspettato e perciò ancor più gelido e impietoso.

Per la mia amica ho scelto, alla fine, una più rassicurante poltrona a teatro, per me rimane, invece, un'inattesa esperienza prodotta da un regista capace di mantenere alta l'attenzione, e di regalarci un eroe romantico e crepuscolare al pari di una regia asciutta e matura che sa nasconde bene difetti e lentezze tra scene sorprendentemente splatter e introspezioni d'autore.

 

TIMVISION

 

Carey Mulligan, Ryan Gosling

Drive (2011): Carey Mulligan, Ryan Gosling

 

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