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Drive

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su Drive

di port cros
9 stelle

 

Driver (non sapremo mai il suo nome), durante la notte offre i suoi servizi di autista fulmineo e spericolato ai piccoli criminali di Los Angeles, portandoli a rotta di collo il più lontano possibile dal luogo delle rapineo, seminando con destrezza la polizia, ma, rigorosamente, solo per 5 minuti. Di giorno, invece, si divide tra il lavoro di autista-stuntman sui set dei film d'azione e quello di meccanico in un'autofficina. Figura solitaria, Driver non ha nome, non ha una famiglia, non sembra avere una storia alle spalle e la sua aria enigmatica e taciturna pare rivelare una totale assenza di emozioni. Shannon, il proprietario dell'autofficina, progetta di fare di lui un pilota da corsa e si butta nell'impresa in società con due piccoli boss della malavita locale.

 

 

Quando Driver conosce una nuova vicina, Irene, ed il figlio Benicio, la sua impenetrabile maschera impassibile cede: mentre si innamora delle ragazza e si affeziona particolarmente al ragazzino il suo volto si illumina in timidi ma lampanti sorrisi.

Purtroppo Irene non è single, e poco dopo il marito Standard esce di prigione. Standard coinvolge Driver in un piano criminoso, che lui accetta per aiutare Irene e Benicio. Il fallimentare piano di rapina ad un banco dei pegni sprofonderà disastrosamente in una spirale inarrestabile di violenza che metterà tutti in una situazione di estremo pericolo.

 

 

  

Per nostra fortuna Drive non è l'ennesimo film d'azione a base di motori rombanti, ma piuttosto un ottimo esemplare di noir urbano contemporaneo. Nicolas Winding Refn sa dare agli inseguimenti sull'asfalto il giusto spazio, senza andare a scapito degli altri elementi, riuscendo così a sviluppare adeguatamente la storia ed i personaggi.

Se molti elementi del film sono familiari e tipici del genere, tuttavia il regista danese, con il suo innegabile talento visivo, mostra grande maestria nel combinarli con originalità in qualcosa di fresco e vitale, nonché sorprendetemene intenso, nell’orchestrare magistralmente ogni minima componente della sua opera, dalla fotografia alla musica, dal montaggio alla composizione, dai dialoghi alla gestualità, dai colori ai costumi (l'iconica giacca bianca con lo scorpione dorato sulla schiena che rimanda alla fiaba dello scorpione e della rana).

 

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Vedi la scena iniziale, in cui la corsa in macchina, contrariamente agli stereotipi del genere, è girata tutta dalla prospettiva dell'interno dell'abitacolo. E poi quella terrificante di Driver che indossa la maschera da stunt visto avvicinarsi attraverso l'oblò della porta del ristorante. La scena col martello nel camerino dello strip bar, la più magnetica tra le numerose scene di violenza, anche efferata ma sempre splendidamente girata, come la devastante carneficina nel motel o gli efferati omicidi dei mafiosi o la celeberrima scena dell'ascensore o lo scontro finale narrato attraverso le ombre.

 

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La scena dell'ascensore, delicata e brutale, è stata considerata da molti la più bella ed emblematica della natura del protagonista, che, nonostante il suo sincero desiderio di una vita tranquilla e pacifica con Irene, non può reprimere il suo lato oscuro (la vera natura dello scorpione che, come nella fiaba, finisce sempre per riemergere) e passa in un batter d'occhio da un bacio tenero ed appassionato a spappolare una testa; le porte dell'ascensore si chiudono poi separandolo per sempre da Irene e dalla possibilità di un'esistenza normale.

 

 

 

 

Altro componente cruciale è la colonna sonora deliziosamente retro, piena di sintetizzatori squisitamente anni 80, che si armonizza perfettamente alle immagini e diventa un efficacissimo strumento narrativo, spesso sostituendo i dialoghi.

 

Drive è però un film eminentemente “visivo”, dove lo stile personalissimo di Refn raggiunge i suoi risultati migliori.

Da citare la particolare composizione delle inquadrature, organizzate secondo un originale “sistema dei quadranti”, in cui la posizione dei personaggi in uno o nell'altro quadrante in cui è suddiviso lo schermo ci comunica importanti informazioni sulle loro dinamiche (la spiegazione in questo video).

 

 

Ma quello che dà vita al film e lo porta ad un livelllo superiore è la fenomenale fotografia di Newton Thomas Sigel, il suo uso espressivo della luce e dei colori vivissimi (il bianco della giacca, l'oro dello scorpione, il rosso che ritorna in più elementi, le opposizioni blu/arancio) scelti con estrema cura per ogni inquadratura.

 

 

 Ryan Gosling è bravissimo, con il suo volto impassibile ed impenetrabile a rendere questo anti-eroe distaccato ed introverso ed infondergli carisma e personalità, ad umanizzarlo nei momenti più teneri ed a mostrarci la sua ferocia in quelli violenti. Buoni anche gli altri intepreti, tra cui spicca Albert Brooks nel ruolo di uno dei gangster.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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